La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Le comunità in campo contro la marginalità giovanile

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“Ci vuole molto tempo per diventare giovani” recita la Cooperativa Mirafiori. E ci vuole impegno concreto per permettere a molti giovani di allontanarsi da situazioni di disagio. In una società sempre più frenetica e lontana dai bisogni delle nuove generazioni a rispondere a questa necessità, insieme alla scuola, ci pensano le comunità. 

“Negli ultimi 10-15 anni – ha dichiarato Luca Cordaro, presidente della Cooperativa Mirafiori, operante dal 1988 a Torino e dintorni con bambini e adolescenti – si è assistito ad un progressivo disinvestimento nella prevenzione nei confronti dei bambini, queste situazioni di disagio quindi esplodono nell’adolescenza, se non individuate prima. Vengono messi in atto interventi sempre meno professionalizzanti, sperando di sanare situazioni complesse”. La Cooperativa sociale porta avanti da più di 30 anni sul territorio piemontese diversi progetti di riabilitazione sociale, occupandosi di adolescenti con situazioni già compromesse. Si tratta spesso di giovani che vivono una forte situazione di disagio socio-economico, che devono fronteggiare situazioni come disgregazioni e assenze famigliari, abusi protratti negli anni, affidamenti falliti e chiari disagi psicologici. 

Oltre al supporto della comunità riabilitativa psicosociale per minorenni con conclamata patologia psicologica e psichiatrica (Regione Gonzole, Orbassano), esiste l’ente educativo che si occupa di ragazzi adolescenti dai 12 ai 18 anni, spesso in difficoltà anche all’interno di percorsi scolastici e nelle relazioni con i propri coetanei. I ragazzi sviluppano spesso caratteri molto instabili ed aggressivi e non hanno nessuna guida o punto di riferimento quando arrivano all’interno della Comunità Educativa residenziale Giulia, in via Cigna 18 a Torino, in quella che diventa per loro casa, per un periodo temporaneo dai tre mesi ai due anni. Gli adolescenti vengono reinseriti in percorsi scolastici regolari o alternativi, a 16 anni iniziano a intraprendere attività professionalizzanti con lo scopo di ottenere un’autonomia abitativa ed eventualmente lavorativa fino alla maggiore età. Un ulteriore obiettivo è legato a sviluppare socialità attraverso attività culturali, laboratori ludici, sportivi dedicati al tempo libero, o viaggi di gruppo organizzati. I giovani intravedono, così, uno spiraglio di vita normale. 

Tra le realtà presenti sul territorio esiste anche la Cooperativa Sociale Terra Mia: tra i progetti esistenti fino a poco tempo fa la comunità di Corso Casale a Torino indirizzata a minorenni stranieri non accompagnati. Christian Morando era un educatore che lavorava lì, e racconta: “Alcuni ragazzi non conoscevano l’italiano e oggi lavorano anche in posti di pregio. Li iscrivevamo a scuola, compravamo loro vestiti, li aiutavamo nei compiti. Facevamo tutto il possibile per renderli ragazzi indipendenti una volta usciti dalla comunità”.

Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 18 marzo 2020. Leggi il Pdf cliccando qui.

VALERIA TUBEROSI