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Le arti marziali non si arrendono. “Ci rialzeremo anche questa volta”

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«Nelle nostre discipline si cade e ci si rialza sempre. Lo faremo anche questa volta». Domenico Falcone è il presidente della Federazione Italiana di Judo, Lotta, Karate Arti Marziali (Fijlkam). Per descrivere la reazione degli sport di contatto all’emergenza Coronavirus riprende un proverbio giapponese che in italiano significa: «Cadi sette volte, ti rialzi otto». «Noi non andiamo al tappeto, ci rialziamo. Le direzioni tecniche non vedono l’ora di ricominciare e questa è la migliore dimostrazione per gli appassionati» spiega Falcone. 

Le palestre e le società 

Le discipline di contatto sono quelle che più stanno pagando le conseguenze dell’emergenza. Sono ritenute tra le più rischiose per la salute, perché prevedono un contatto fisico tra gli atleti. Le palestre e i centri sportivi dove si praticano sono chiusi da oltre due mesi e solo ora si prospetta per loro una riapertura, prevista per il prossimo 25 maggio. «Alcune strutture sportive della Federazione sono già aperte per gli atleti di interesse nazionale, che però possono allenarsi in numero limitato, solo singolarmente e con le dovute misure di sicurezza. Il contatto è vietato» racconta Falcone. 

A risentire della pausa forzata sono in particolare le associazioni sportive dilettantistiche (Asd). «Sono 2966 quelle che fanno parte della Federazione sul territorio nazionale. Tutte ferme in questo momento» continua il presidente. Dall’inizio dell’emergenza la Federazione ha condotto su richiesta del Coni un’indagine sulle società in difficoltà economica. «Hanno risposto quasi mille e ci hanno fornito un quadro complessivo dell’impatto della crisi sul nostro settore. Abbiamo stimato una perdita di circa 10 milioni di euro al mese. Ora forse le Asd potranno accedere ad un fondo di 100 milioni di euro a tasso zero istituito presso il credito sportivo. Misure importanti che però sono ancora insufficienti» osserva Falcone.

I collaboratori sportivi

Quasi settemila palestre all’interno delle quali lavorano tra i 5mila e i 6mila tecnici e collaboratori, molti dei quali hanno perso buona parte del loro lavoro. «I corsi online si possono tenere perché l’atleta, in alcuni sport come la boxe, fa anche un allenamento detto “a vuoto”, cioè senza il compagno davanti. Manca però la parte in cui si provano queste tecniche con il collega. Certe discipline non possono prescindere dal contatto». Guido Camia ha 38 anni. Da otto insegna kickboxing, krav maga e kali. Con l’emergenza Coronavirus ha interrotto le collaborazioni con le palestre e ha perso buona parte dei suoi clienti. «Prima avevo 60 allievi tra corsi collettivi e privati. Inoltre tenevo corsi di sopravvivenza e attività outdoor, per i quali collaboravo anche con le scuole, chiuse da due mesi. Ora posso continuare le lezioni individuali all’esterno, ma nel settore sportivo sono completamente fermo» spiega Camia. Lui come tanti altri collaboratori sportivi ha fatto richiesta per avere i 600 euro di bonus previsti dal decreto “Cura Italia”. «Ma – afferma – per tornare ad una normalità lavorativa temo bisognerà aspettare almeno fino a fine anno».

Tra le incertezze sul futuro di queste discipline e dei loro istruttori, secondo il presidente Falcone c’è però un dato che crea speranza: queste discipline non vedono l’ora di ripartire. «I nostri sport avranno un indice di rischio più elevato, ma c’è grande voglia di risalire la china – conclude il presidente – Da questo punto di vista abbiamo qualcosa in più: siamo dei combattenti».

NADIA BOFFA

Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 20 maggio 2020. Leggi il Pdf cliccando qui