Sul palco del FolkClub sono in due, ma il gruppo è un trio. L’Antidote è il progetto del pianista Rami Khalifé, del violoncellista Redi Hasa e del percussionista Bijan Chemirani, che appunto manca per un grave lutto familiare. Kalifhé e Hasa riescono comunque a rendere giustizia al suo ruolo e ai pezzi che hanno composto insieme. Quello che non manca nel concerto, infatti, è proprio il ritmo. Verso la fine, Khalifé usa la struttura del suo pianoforte e un foglio di carta a mo’ di percussioni, come a ricordare che ogni oggetto è capace di emettere suoni, di fare musica.
In generale è il live a mantenere una sua cadenza, come un’onda che sale e scende, si abbatte e ritorna. Il mare è in effetti al centro di questo progetto musicale, che ha come retroterra tre paesi accomunati dalla vicinanza al mare, ma diversi: Khalifé è libanese, Hasa albanese e Chemirani iraniano. Tre direttive, che si incontrano musicalmente e fisicamente in Italia nel 2020, quando il gruppo ha iniziato la sua esperienza collettiva, registrando in Toscana e in Puglia.
In un altro paese di mare, i tre hanno composto dei pezzi di contemporary jazz che non dimenticano i luoghi da cui provengono. Infatti, oltre ad avere delle suggestioni elettroniche, i loro brani riportano elementi folk-popolari propri dei suoni delle loro terre d’origine. I viaggi della loro vita trovano anche così un arrivo, un porto sicuro, nella musica.
È il tema al centro di uno dei momenti più introspettivi del live al FolkClub: l’assolo di Redi Hasa. Il violoncellista lo introduce raccontando della traversata “in un mare forza 7” che ha dovuto affrontare, quando aveva una ventina d’anni, per lasciare l’Albania alla ricerca di un luogo che potesse far fiorire la sua arte. La sua testimonianza, carica di politica e attualità, trova eco nella musica, che riflette l’incalzare sempre più forte del mare, l’ansia del viaggio, per arrivare al rilascio di tensione dell’approdo, accompagnato da una nuova speranza.
Quella dell’Antidote è una performance fatta di sentimenti, riflessività e trasporto, tutti affidati agli strumenti, senza una voce a fare da chiarimento, solo con il suono a fare da guida. In una casa delle note intima e rilassante come il FolkClub: nascosto in un palazzo del centro fa da portale verso un luogo sicuro e accogliente. Per la musica e per chi la ama.