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L’aiuto cresce, anche la paura

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In Croce Rossa gli interventi in ambulanza sono aumentati assieme alla preoccupazione

Non è solo questione di tecniche: nozioni di primo soccorso, defibrillazione. Essere volontario soccorritore al tempo del coronavirus è un confronto quotidiano con rischi, ansie, procedure complesse. «Il nostro impegno è cambiato nei numeri, perché le uscite sono aumentate in maniera esponenziale, ma soprattutto nei modi, perché ormai abbiamo tutti paura», spiega Sergio Ughi, consigliere con la delega alla Salute del Comitato di Torino della Croce Rossa Italiana. È rimasto lui stesso per due settimane in quarantena precauzionale, dopo aver partecipato a un servizio con un medico malato: «Lo sentivo tossire dalla cabina di guida. Era già sicuramente contagiato e avrebbe dovuto riconoscere i sintomi e fermarsi ma così non è stato».

Anche la prassi da seguire è diversa. «Quando arriviamo sul posto, un volontario sale e fa alcune domande rimanendo fuori dalla porta», dice il volontario: «Verifichiamo se la persona per cui siamo stati chiamati ha febbre, tosse, se ha frequentato persone risultate positive. Se le risposte sono affermative, si torna in ambulanza: bisogna “bardarsi” con tuta, maschere, occhiali e doppi guanti prima di procedere all’intervento. Dispositivi che per altro sono carenti e i cui prezzi sono cresciuti notevolmente».

Lo stesso tipo di protezione è necessaria per i trasporti di malati dalle terapie intensive verso i nosocomi che sono stati convertiti a Covid Hospital per la fase post-acuta, come il Nuovo Ospedale di Verduno, nel Cuneese, e l’ospedale ortopedico di Omegna.

A Torino sono oltre mille le persone coinvolte nei soccorsi, tra volontari e dipendenti del sodalizio che effettuano i soccorsi e i trasporti in ambulanza, addetti agli uffici e al centralino. Il numero di effettivi in queste settimane, tuttavia, è calato: «C’è chi ha paura per sé e chi ha famigliari anziani», afferma Ughi. E si domanda: «Il volontariato è per na- tura libero ma la divisa che indossiamo ha un grande valore: se di fronte all’emergenza non restiamo in campo noi volontari della Croce Rossa, chi altro dovrebbe farlo?».

Non solo ambulanze

Tutte le componenti della Croce Rossa sono sollecitate dall’emergenza: «Numerose attività sono state potenziate e altre, nuove, si sono aggiunte», dichiara la consigliera Chiara Piacenza, impegnata sul fronte dell’inclusione sociale. «Anziché quattro sere a settimana come prima, in questo periodo i volontari vanno ogni notte a portare coperte, libri e tè ai senza dimora in alcune zone della città: più che la consegna degli oggetti l’obiettivo è il contatto umano. La necessità di coprire tutta la settimana è stata causata dal fatto che altre associazioni hanno dovuto sospendere il servizio per ragioni di tutela della salute».

Nei dormitori

I volontari della Croce Rossa sono presenti tutte le sere in due dormitori, al Cottolengo e in piazza D’Armi e distribuiscono pasti insieme all’associazione Opera Messa del Povero. Un medico e un volontario gestiscono l’ambulatorio Gamba in via Sacchi, gratuito, aperto ogni giorno a chi ha bisogno di cure di base, e una sera a settimana offrono consulenza medica agli ospiti di tre dormitori, due maschili e uno femminile. Come sottolinea Piacenza, è cresciuta la domanda di viveri: «Siamo passati da seguire 60 famiglie bisognose nell’arco di un anno ad averne rifornite 178 solo nell’ultimo mese. Un aiuto che in queste settimane è stato incrementato grazie alla generosità dei clienti di alcuni supermercati». Ancora: «Insieme ad altre sedi italiane – aggiunge il consigliere Piergiorgio Sappia – il Comitato di Torino effettua gratuitamente consegne di spesa o farmaci a soggetti per i quali il rischio di uscire sarebbe troppo elevato, come le persone immunodepresse e gli anziani». Per usufruire dell’opportunità è possibile telefonare al numero verde 800065510.

ADRIANA RICCOMAGNO

Articolo tratto dal numero di Futura Magazine del 22 aprile 2020. Leggi il Pdf cliccando qui