La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

La Russia di Antonella Scott

condividi

Scrivere di guerra è un esercizio complicato, sia emotivamente che professionalmente. Antonella Scott, storica giornalista de IlSole24Ore e oggi freelance impegnata nel racconto dei risvolti economici della guerra tra Russia e Ucraina, ci accompagna in un’interessante riflessione sullo stato di salute della società e dell’informazione sotto il regime di Vladimir Putin. Il tema di come sia cambiato il modo in cui si parla di Russia sarà, tra l’altro, al centro del convegno “Ucraina 2023. Un anno di guerra” in programma domani, venerdì 10 marzo a partire dalle ore 14.30 presso la Sala lauree Rossa dell’Università di Torino in Lungodora Siena 100/A.

Per provare a comprendere la situazione sociale in Russia possiamo partire dalla considerazione che tantissimi reporter e corrispondenti abbiano abbandonato il Paese, ad eccezione di un numero oramai esiguo di giornalisti che però continuano a raccontare la sola realtà di Mosca. “È difficile farsi un’idea su cosa pensa davvero la gente nel resto del Paese”, dice Scott, che critica la tendenza a generalizzare il giudizio sulla popolazione russa dal momento che “non abbiamo riferimenti o sondaggi affidabili all’infuori di pochi report forniti da istituti a controllo statale”.

La stretta sull’informazione libera

La difficoltà nel raccontare la società viene acuita dal crescente “clima di terrore” in cui vive la popolazione a partire dal 2014, quando le proteste di Euromaidan per un avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea vennero represse con la forza, dando il via ad un’escalation che portò in breve tempo all’annessione della Crimea alla Russia: “È lì che nasce la stretta sulla libertà d’informazione, l’ho visto personalmente perché mi sono resa conto di come, per noi giornalisti occidentali, fosse diventato difficile essere obiettivi riuscendo a scrivere serenamente”.

“La polarizzazione – prosegue Scott – non è mai stata così pesante in tutti gli anni trascorsi a raccontare la Russia e le sue guerre: è come se a un certo punto la verità, per quanto riguarda i russi, sia diventata un mondo parallelo e completamente diverso rispetto al nostro”.

Un altro nodo, per chi è chiamato a raccontare i fatti, è l’overload informativo che, se da una parte – assieme alle nuove tecnologie della comunicazione – offre inedite opportunità per ampliare la narrazione, dall’altra rende “ancora più difficile riuscire a tenere la barra dritta e capire cos’è giusto riportare, cosa merita di diventare notizia e cosa no”. Ulteriori difficoltà nella quotidianità di un giornalista sono la necessità di realizzare contenuti crossmediali, con un incremento della mole di lavoro e la riduzione del tempo per riflettere e approfondire, le possibilità sempre più limitate per il fact checking e il conseguente aumento del rischio di diffusione di fake news potenzialmente virali.

Impatto sui media: verità, contronarrazione e disinformazione

Secondo i dati forniti dall’Osservatorio di Pavia, a partire dal febbraio 2022 la tv italiana ha dedicato ampio spazio al conflitto russo-ucraino (seppur al netto di cospicue differenze da una testata all’altra), riducendone poi la portata col passare dei mesi fino ad una rilevante ripresa del tema in concomitanza con l’avvio della campagna elettorale.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da osservatorio di pavia (@osservatorio_di_pavia)

“La Russia è sempre stato un Paese molto amato e stimato per la letteratura, la musica e, più in generale, il grande livello culturale sviluppato nel corso dei secoli”, racconta Scott. In occasione dei mondiali di calcio del 2018, la popolazione ha fatto di tutto per dire al mondo “noi siamo così”, tra città all’avanguardia, tecnologie avanzatissime e servizi per il turismo. Ricordi di un mondo svanito nel nulla: “L’estate scorsa giravo per Mosca ed era agghiacciante rendersi conto di come non ci fosse un occidentale in giro”.

Per l’Italia e l’Europa, continua Scott, il rischio principale è quello di incardinare la narrazione mainstream in una spirale del silenzio che non lasci sufficiente spazio alle voci della contronarrazione. La legge contro le fake news emanata dalla Duma il 4 marzo 2022 dimostra l’impegno costante della Russia a mettere in campo una pravda (verità) filtrata dalla propaganda in contrasto alla dezinformatzija (disinformazione): “Tutti quelli che cercavano anche una minima dimostrazione di dissenso sono stati bollati come agenti stranieri”. E invece, dice Scott, “i giornalisti russi sono spesso grandi professionisti”, aggiungendo che bisogna evitare “la generalizzazione in cui spesso incappiamo secondo il quale sono tutti schiavi del regime, anche se scrivere in modo indipendente sui temi riguardo la guerra è un’altra cosa”.

Articoli Correlati