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La rivoluzione rosa di Alessandria: le imprenditrici si raccontano

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Alessandria è silenziosa e buia prima che arrivi la mattina. Poi il sole illumina botteghe, fabbriche e cascine che iniziano ad animarsi. La provincia ha una storia secolare di industria, commercio e agricoltura e oggi, tutto il territorio brilla della luce delle sue donne che, con perseveranza e spirito d’iniziativa, si stanno ritagliando sempre più spazio in un mondo ancora troppo declinato al maschile.

Le imprese femminili in provincia di Alessandria sono 9984 sulle 42804 totali. Pari, quindi, al 23,3% delle imprese provinciali, superando la media regionale del 22,5%.

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Dietro i numeri, che certamente inorgogliscono, ma non rendono onore alla fatica e al lavoro, ci sono le storie di centinaia di donne che ad Alessandria sono riuscite a prendere posto dove, prima, non ce n’era e a creare una rete di amicizia e di scambio che rafforza notevolmente ogni piccolo o grande passo avanti.
Forse, anche grazie a questa capacità di connettersi e comunicare, oltre alle imprenditrici, due dei tre direttori delle associazioni di categoria sono donne. E non è così comune.

[aesop_character img=”http://futura.news/wp-content/uploads/2019/05/Cristina-Bagnasco-direttore.jpg” name=”Cristina Bagnasco” caption=”Direttrice Confagricoltura Alessandria” align=”left” force_circle=”off” revealfx=”fromleft”]

Cristina Bagnasco, da poco meno di un anno, è la direttrice di Confagricoltura Alessandria, e di donne nella sua posizione, in tutta Italia, ce ne sono solo altre sei. “Sono molto orgogliosa di questo”, afferma contenta. “Tante, troppe volte mi è capitato di essere l’unica donna. Quando succede, non solo sono sorpresa io, ma lo sono anche gli uomini”.
Oggi nel consiglio di Confagricoltura provinciale ci sono molte donne, ma il percorso per arrivare a questo punto non è stato facile: “Quando ho iniziato a lavorare nell’associazione, nel ’90, c’era forse una sola signora. È una grande soddisfazione, sono cose che si costruiscono pian piano,” continua la direttrice. “Certo, ci sono settori in cui c’è ancora tanto da fare, ma questo non ci spaventa. Le leggi ci permettono di arrivare dove da sole non saremmo riuscite ad arrivare. Non è bello arrivarci così, però è un modo e questo dà la possibilità di essere presenti, di avere la forza. È un meccanismo virtuoso, quando ce n’è una poi a un certo punto diventa una cosa normale”.
Questa intraprendenza ha fatto sì che, proprio ad Alessandria, nascesse Confagricoltura Donna che poi si sarebbe diffusa a livello nazionale. L’associazione nacque inizialmente dalla volontà di un progetto europeo, ma grazie alla lungimiranza di donne come Nadia Biancato, ha preso vita:

[aesop_character img=”http://futura.news/wp-content/uploads/2019/05/Nadia-DSC0413.jpg” name=”Nadia Biancato” caption=”Comunicatrice e fondatrice di Confagricoltura Donna” align=”right” force_circle=”off” revealfx=”fromright”]

“Fino al 2003 le donne non venivano nemmeno considerate a Confagricoltura. Negli uffici, però, ci venivano soprattutto donne. Venivano le mogli di,” racconta Nadia, titolare della società di comunicazione “S.H.E Nadia Biancato Comunica” e, tra le altre cose, socia fondatrice dello Zonta Club Alessandria e, appunto, di Confagricoltura Donna.
“Ho pensato di mettere in contatto queste donne perché insieme si può far nascere qualcosa di bello. Le risorse ci sono e sono le persone di questa provincia,” continua Biancato. “La società alessandrina è ricettiva e accogliente, ma è importante creare prima le basi, e per questo non basta un giorno. Il nostro è un processo che è durato almeno un decennio”.
Fare impresa, per le donne, è una scelta. Spesso implica fatiche e sacrifici. Significa avere molte opportunità, ma anche tanti vincoli. “Noi donne, però, abbiamo forse qualcosa in più da dare. Anche se a volte diventa difficile farlo emergere, perché il mondo è distratto dal tutto e subito,” spiega Biancato. “La differenza tra noi e gli uomini è che noi lo spazio ce lo prendiamo. Punto”.

[aesop_character img=”http://futura.news/wp-content/uploads/2019/05/noname-1.jpeg” name=”Federica Moschini” caption=”Ceo di Ips Ariflex” align=”left” force_circle=”off” revealfx=”fromleft”]

Così come se l’è preso Federica Moschini, napoletana trapiantata ad Alessandria, Ceo di Ips Ariflex (Laminazione Sottile Spa), che dopo una laurea in legge e un’esperienza in uno studio legale inglese ha avuto l’idea di rilevare lo stabilimento di un’impresa alessandrina in fallimento che aveva una produzione affine a quella dell’azienda di famiglia. L’ha acquisita e ne ha seguito la crescita fin dall’inizio.
“Lo spostamento da Napoli ad Alessandria è stato traumatico, ma ho trovato gli alessandrini molto accoglienti e collaborativi,” racconta Moschini. “Quando mi sono confrontata con gli Enti ho trovato una professionalità e una rapidità a cui non ero abituata. E anche dal punto di vista umano c’è sempre stato un grande coinvolgimento. Si capisce che c’è una forte creatività”.
L’azienda, in mano a Federica, ha sviluppato uno sguardo sempre più attento al sociale e, in particolare al ruolo della donna: “Una serie di iniziative proprie dello stabilimento di Alessandria sono state volte alla possibilità di far combaciare la vita personale di una donna con il lavoro,” spiega Moschini. “Inoltre, i ruoli chiave tecnici all’interno del gruppo sono svolti da donne. Abbiamo formato le ingegnere affinché potessero eseguire tutto il controllo sulla qualità e sul processo produttivo. È un lavoro complicato, ma le donne hanno una forza grandiosa. Hanno dato il massimo del risultato e della gratificazione. Sono stati i soldi meglio spesi degli ultimi 20 anni”.
Quello metalmeccanico è un ambito prettamente maschile. È un lavoro usurante fisicamente e psicologicamente, “sembra che il ruolo della donna sia inadeguato, ma – ricorda Federica – non è vero perché, al di là dell’apparenza, noi possiamo fare ogni lavoro possibile. La sfida è contro gli stereotipi”.

 

[aesop_character img=”http://futura.news/wp-content/uploads/2019/05/Miriam-Manassero.jpeg” name=”Miriam Manassero” caption=”Ceo di Ingegni Srl” align=”right” force_circle=”off” revealfx=”fromright”]

Un’altra donna alessandrina che ha dovuto lottare per ritagliarsi il suo spazio nell’imprenditoria è Miriam Manassero. Casalese di origine, dopo una laurea in legge a Milano, ha deciso di tornare nel suo territorio in cui, dice, crede molto. E proprio nella provincia di Alessandria, a 23 anni, ha dato vita ad Al.va, una start up che produce veicoli elettrici ad emissioni zero dotati di un innovativo sistema frigorifero alimentato da batterie. I mezzi, adibiti alla distribuzione di street food, possono muoversi per le vie del centro senza nessun vincolo di circolazione.
Ora Miriam non segue più direttamente Al.va perché, dal 2016, ha fondato Ingegni, un incubatore di imprese che ha l’obbiettivo di far ripartire la crescita e lo sviluppo del territorio. “L’idea è quella di creare un ecosistema in cui possa diffondersi l’ingegno, l’intraprendenza e la capacità d’innovare partendo dai giovani”, spiega Manassero, che negli ultimi anni si è sempre più occupata di formazione e auto-impresa anche attraverso il progetto di Job Academy.
Anche per Miriam, iniziare non è stato semplice: “l’ambiente era maschile e io ero molto giovane,” racconta, “poi crescendo ci si fa le ossa e io non me ne accorgo nemmeno più. Ma il gender gap c’è e si vede”.

[aesop_character img=”http://futura.news/wp-content/uploads/2019/05/Alice-Pedrazzi.jpeg” name=”Alice Pedrazzi” caption=”Direttrice Ascom Confcommercio Alessandria” align=”left” force_circle=”off” revealfx=”fromleft”]

Alla guida di Ascom Confommercio Alessandria, c’è Alice Pedrazzi, che prima di fare questo lavoro era una giocatrice della nazionale di pallacanestro. “Dallo sport mi sono portata dietro moltissime competenze trasversali che mi hanno permesso di affacciarmi sul mondo del lavoro con un’esperienza relazionale e comportamentale molto elevata. Questo per me è stato un grande vantaggio”, racconta la direttrice.
La sua esperienza nel mondo dello sport, oltre ad averla formata ed arricchita, l’ha preparata anche a farsi strada in un ambiente maschile e, spesso, maschilista. “Credo di essere stata la prima donna a commentare il basket maschile”, racconta Alice parlando della sua esperienza come telecronista. “Nel mondo dello sport la disparità di genere è altissima, – continua – basti pensare al fatto che c’è il basket e poi c’è il basket femminile. Perché quell’altro non è basket maschile, perché non ha bisogno della qualifica?”.
Anche il commercio, nell’immaginario comune, rimane appannaggio degli uomini, ma – osserva la dott.ssa Pedrazzi – “Le donne hanno un’antropologica attenzione all’altro, perciò anche l’attenzione al dettaglio e al cliente sono marcatamente femminili e possono rappresentare un vantaggio competitivo”.
Nonostante questo, però, il mondo dell’imprenditoria ancora si sorprende quando i numeri positivi appartengono alle donne: “Il superamento dello stereotipo nasce proprio da queste cose, dal fatto che non dobbiamo far fare notizia a questo tipo di notizie perché non dovrebbero essere notizie”, conclude Pedrazzi. “La cultura di genere ancora non riusciamo a superarla”.

Il cammino verso la completa parità è forse ancora lungo, ma Alessandria, grazie anche a donne come loro, dalla mente instancabile e lo sguardo curioso, ha già imboccato la via con passo lungo.
Il racconto delle loro storie e delle loro esperienze dà a dati e statistiche un volto più umano che, in questa provincia nel sud del Piemonte, ha i tratti di donna.

 

MARTINA STEFANONI