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La rivincita di Casale Monferrato, la città guarita dall’amianto

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Il 19 novembre 2014 la corte di Cassazione, dopo 5 anni di indagini, ha confermato il reato di disastro ambientale doloso per Stephan Schmidheiny ex amministratore delegato dell’Eternit di Casale Monferrato. Quel giorno, però, la Corte non ha potuto fare altro che assolvere tutti gli imputati perché il reato era caduto in prescrizione. Era passato troppo tempo.

La storia dell’Eternit di Casale, l’azienda fondata nel 1906 che occupa una superficie di 94mila metri quadrati di amianto e cemento, si porta dietro almeno tremila morti per mesotelioma pleurico. L’asbesto immesso nell’aria circostante dall’attività della fabbrica comportava infatti patologie rimaste in incubazione per almeno trent’anni.

Stasera, 20 febbraio, alle 21 al Circolo della Stampa, la giornalista Rosy Battaglia presenta La rivincita di Casale Monferratola sua docu-inchiesta sulla vicenda, nata grazie a un progetto di crowfunding e la produzione dal basso dell’Associazione Cittadini reattivi. Battaglia è anche l’autrice del libro Il prezzo dell’amianto in cui ha denunciato tutte le inefficienze delle istituzioni sulla mappatura delle zone colpite dall’amianto.

Casale Monferrato poteva essere un’altra delle tante città infestate e uccise dall’amianto senza possibilità di soluzione. Invece la comunità ha combattuto per bonificare il territorio, senza arrendersi anche di fronte a una giustizia che ha dichiarato tutti colpevoli e nessun punito. Dal 2016 al posto della fabbrica di morte e di amianto c’è un grosso parco, si chiama Eternot. Nel 2020 Casale sarà la prima città d’Italia e d’Europa libera dall’amianto.

Casale Monferrato, la città resiliente, è stata anche candidata come città della Cultura, perdendo contro Parma. Si festeggia lo stesso, perché la città ha cominciato a rivivere. Ma non bisogna dimenticare che in Italia 300mila siti sono ancora contaminati dall’amianto. E ci si ammala e si muore ancora.

GIORGIA MECCA