La ristorazione torinese boccia le nuove regole: “Non ripartiamo il 26 aprile”

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“Almeno per quanto riguarda il nostro settore, non si può dire che l’Italia riaprirà dal 26 aprile”. Claudio Ferraro, direttore di Epat, l’Associazione pubblici esercizi di Torino, commenta così le nuove regole annunciate venerdì da Mario Draghi, che, a partire dal 26 aprile,  permetteranno a bar e ristoranti di tornare a servire ai tavoli, ma solo all’aperto e in zona gialla. “Siamo perfettamente consapevoli della difficoltà che il nostro Paese sta attraversando – prosegue Ferraro – , ma non possiamo dirci pienamente soddisfatti. Si tratta di una ripresa molto parziale, che discrimina tutti gli esercizi che dispongono esclusivamente  di  spazi interni”.

A Torino su un totale di 6000 ristoranti, 2200 avranno la possibilità di posizionare i tavoli all’esterno, meno del 50%. Solo una minoranza dei  locali potrà tornare a lavorare a partire da lunedì. Secondo il direttore di Epat, inoltre, “esistono anche delle questioni tecniche che non sono state ancora chiarite, ad esempio sul significato di dehors: non sappiamo ancora se strutture fisse in coibentato siano considerate uno spazio esterno oppure no”. E sembra che il periodo di transizione non sarà così breve. “Nulla ci è stato comunicato ufficialmente, ma si vocifera che per la seconda ondata di riaperture che allargherà le maglie, occorrerà aspettare l’1 giugno”, conclude Ferraro. Un aiuto dovrebbe arrivare dal Comune, che aveva promesso di estendere fino al termine dello stato d’emergenza l’autorizzazione ad utilizzare gratis spazi aggiuntivi di suolo pubblico.

Grandi interrogativi anche da parte di chi, in pochi giorni, dovrà decidere se riaprire o meno il suo locale. “Siamo ancora in fase di valutazione”, dice Simone Crotta, responsabile di “Solferino”, storico punto di riferimento della ristorazione torinese. L’ancora incerto passaggio del Piemonte in zona gialla è solo una delle perplessità. “Le previsioni meteo per la prossima settimana”, spiega Crotta, “sembrano presagire diversi giorni di pioggia, il che pregiudicherebbe la riapertura,dal momento che una certa continuità lavorativa è indispensabile per un ristorante come il nostro”. E riguardo al coprifuoco alle 22: “Non pensiamo che ciò intacchi la voglia della clientela di tornare a cenare al ristorante dopo così tanto tempo”, conclude il responsabile di Solferino, “il problema è che un orario del genere ci preclude la possibilità di servire un doppio turno serale, che, sommato alla limitata capienza del locale, non aiuta a risollevare i ricavi in modo rilevante”.