“È dovere di questa organizzazione sindacale, in qualità di associazione maggiormente rappresentativa dei medici ospedalieri, esprimervi la nostra preoccupazione per la rapida diffusione del contagio da COVID-19 e per la tenuta, procedendo di questo passo, del sistema sanitario regionale”. È questo l’incipit della lettera che Anaao Assomed Piemonte – Associazione medici dirigenti ha inviato l’8 marzo ai presidenti di regione Alberto Cirio e Stefano Bonaccini e al ministro della Salute Roberto Speranza.
“Chiediamo che gli operatori sanitari siano tutelati. Chiediamo che tutti i medici ospedalieri, in particolare se lavorano nei servizi a rischio quindi ad esempio pronto soccorso, rianimazione, malattie infettive, pneumologia, otorino e 118 siano dotati di adeguati dispositivi di protezione personale”, ha sottolineato nella missiva Chiara Rivetti, segretaria regionale del sindacato. “Se i medici si ammalano il rischio è di mettere a rischio la salute pubblica. Chiediamo inoltre che tutti i pazienti che si presentano in pronto soccorso con dei sintomi suggestivi di una patologia coronavirus correlata vengano trattati come se effettivamente fossero Covid-19 positivi, quindi con tutte le precauzioni che la situazione richiede, partendo dall’utilizzo della mascherina”.
“Nel caso in cui si decide di ricoverarli, devono essere sottoposti alla prova del tampone in modo da poter sapere esattamente chi si ricovera e, parallelamente, evitare di confinare nella stessa stanza pazienti senza l’infezione e pazienti con l’infezione. Parte di queste disposizioni sono state recepite dalla regione Piemonte”. Tuttavia il quadro di diffusione dell’infezione, e dunque tutte le iniziative messe in atto, cambiano di ora in ora. “Dobbiamo sempre ricordare che abbiamo a che fare con una criticità in continua evoluzione”.
“Infine – conclude Rivetti – chiediamo che tutto il Piemonte venga considerato area rossa. Questo perché per ridurre i casi positivi è indispensabile limitare la diffusione del contagio. Solo così ci saranno adeguati posti letto per tutti, quindi anche per pazienti che soffrono di altre patologie. Tengo a sottolineare quanto sia indispensabile, per tutti, limitare qualsiasi occasione di assembramento e aggregazione. Si tratta di azioni preventive necessarie, le sole che possono tutelare la salute dei cittadini e quella dei loro familiari”.
Qui sotto l’audio integrale dell’intervista a Chiara Rivetti