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La ricetta per un mondo sostenibile

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È tempo di ripartire, purché non come prima. È il momento di gettare le basi per un mondo nuovo, più sostenibile: ecco la ricetta di Elisa Palazzi, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr e docente di Fisica del clima all’Università degli Studi di Torino.

Un altro mondo è possibile?
«Sì, ed è il momento buono per costruirlo. Per ripartire nel modo migliore serve mettere da parte i comportamenti che hanno contribuito alla pandemia e alla crisi climatica: questa, poi, è ancora più grande e perdurerà nel tempo».

Come fare?
«Vivendo in modo più attento e armonizzato con la natura. Gran parte del cambiamento necessario risiede nell’errore di concepire l’uomo come staccato dall’ambiente, che l’umanità usa, strausa e modifica a suo piacimento».

La pandemia ha favorito questa consapevolezza?
«Prima si era iniziato a delineare in ambito europeo un forte impegno alla riduzione delle emissioni nel rispetto dell’Accordo di Parigi. È un cammino virtuoso di cui l’Europa è capofila, ma c’è il rischio che la situazione contingente possa portare alcuni Paesi a tirarsi indietro. Dietro c’è l’urgenza di far ripartire l’economia: potrebbe sembrare che l’unico modo per farlo sia lo stesso di prima. Non è così».

Qual è l’alternativa?
«Non bisogna considerare la fonte fossile come primaria per produrre energia. Le strategie in tal senso vanno dall’uso di lampadine a basso consumo alle operazioni che si possono mettere in pratica sulle case per renderle più efficienti dal punto di vista del riscaldamento e del raffrescamento. Inoltre è necessario limitare gli usi intensivi del suolo e smettere con il disboscamento: non è solo questione di anidride carbonica assorbita. La deforestazione fa perdere biodiversità e favorisce il passaggio delle malattie all’uomo, come si ipotizza sia successo nel caso recente».

La pandemia e la crisi climatica hanno qualcosa in comune?
«Anni di allarmi lanciati dagli scienziati, rimasti inascoltati. Per quanto riguarda il riscaldamento globale, Greta Thunberg e il movimento Fridays For Future sono stati una svolta nella diffusione dei messaggi al pubblico. Ma la percezione dei due problemi è diversa, perché mentre i virus mettono a rischio in modo tangibile la salute e la sicurezza nella vita quotidiana, gli effetti della crisi climatica si manifestano in un arco di tempo più lungo. Da un lato è anche un vantaggio: ci permette di pianificare meglio la soluzione e di non trovarci ad affrontare l’emergenza da un giorno all’altro come è successo con il coronavirus».

ADRIANA RICCOMAGNO

Articolo tratto dal Magazine Futura uscito il 3 giugno 2020. Leggi il Pdf cliccando qui