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La Rapterapia, cura per l’anima e la mente

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Il rap che cura, che include e che permette la crescita personale. La musica rap non è solo una passione musicale, ma uno strumento educativo potente, in grado di far presa soprattutto sui più giovani. Ora anche l’Università di Torino ne ha riconosciuto ufficialmente il valore, dopo averne studiato per due anni il metodo formativo. I risultati di questo studio sono stati presentati oggi al convegno “Rapterapia”, tenutosi oggi a Torino. Paola Ricchiardi, professoressa associata di Pedagogia sperimentale di UniTo, insieme al suo team, ha seguito la ricerca e validato il metodo della Rapterapia. “Abbiamo dato valore scientifico a qualcosa che già di per sé possiede tanti valori diversi – racconta Ricchiardi – . Più che una ricerca è stato un processo di apprendimento”. Il metodo prevede una fase iniziale in cui lo studente si presenta alla classe attraverso la scelta di un brano in cui si riconosce, in seguito vi è la condivisione con il gruppo del proprio vissuto e poi la fase di scrittura, finalizzata alla composizione e alla realizzazione del pezzo rap collettivo.

“Il metodo del gruppo serve a dare un’interdipendenza positiva, secondo il modello del cooperative learning. Questo permette anche di valorizzare le voci marginali e di accogliere punti di vista diversi”, sottolinea la docente di Pedagogia. Il risultato è spesso un brano con diverse anime: “Ad esempio, c’è chi valorizza i soldi e poi chi li mette in discussione, emergono sempre pensieri diversi”. Il risultato della Rapterapia è la spinta alla riflessività. Scrivere i propri pensieri e dargli voce, condividendoli con il mondo diventa un momento di presa di coscienza e di crescita. “Porta i ragazzi a soffermarsi su sé stessi, a immaginare il proprio futuro”.

L’idea della Rapterapia è condivisa da Ricchiardi con il rapper torinese Zuli, nome d’arte di Marco Zuliani, e con l’educatrice Mariangela Rizzo. Entrambi da anni portano avanti progetti e laboratori creativi, utilizzando la musica contemporanea come strumento espressivo. Diverse associazioni collaborano con loro, occupandosi di ragazze e ragazzi cresciuti in contesti sfavorevoli, che hanno avuto difficoltà a inserirsi a scuola o in generale nella società. Non solo, la Rapterapia è stata portata anche nelle strutture sanitarie: diverse Asl di Torino hanno infatti utilizzato il metodo per curare le dipendenze di alcuni pazienti.

Al convegno è intervenuta anche l’assessora alle politiche educative e giovanili della Città, Carlotta Salerno, che ha sotolineato il valore innovativo di questo metodo di formazione: “I progetti che hanno un impatto più efficace sui giovani – ha detto Salerno – sono incentrati proprio sul linguaggio giovanile e su quello artistico”.

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