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La psichedelia tra arte e intelligenza artificiale: intervista al performer Roberto Fassone

“Il mio focus come artista è l’immaginazione. Sono sempre stato affascinato anche dalle realtà parallele: ho studiato i sogni lucidi e sono molto legato al mondo del surreale, dell’assurdo, del non funzionale. Di tutto ciò che scardina le strutture in cui viviamo. In parole povere: lo strano”.

Roberto Fassone, classe 1986, è un artista e performer, vive e lavora tra Firenze e Pol Sesanne. La sua attività si concentra sulle strutture creative, sul rapporto tra gioco e performance, sulla differenza tra storia e aneddoto, sui gesti spontanei e su come spostare nel tempo il surrealismo.

Da mercoledì 20 a venerdì 22 aprile, ha portato alla Libreria Bodoni – Spazio B di Torino il suo progetto “And we thought | FOOD DATA DIGESTION”.

Durante un incontro individuale con Fassone, coloro che desiderano partecipare (previa prenotazione) prendono parte a un gioco d’artista intimo e onirico, co-creato con Ai Lai, una Intelligenza Artificiale nutrita con migliaia di report di viaggi psichedelici. Come funziona? Nulla di più semplice: si sceglie il nome di un album musicale a caso e, tramite l’inserimento nell’interfaccia del software, Ai Lai produce una storia a tema psichedelico, partendo dal titolo dell’opera. Dopo la produzione del racconto, per creare la giusta atmosfera, si legge il testo mentre le tracce musicali dell’album scelto fanno da sottofondo all’esperienza.

Partendo da un input semplice e intuitivo, Ai Lai è in grado di generare “storie immaginifiche e sinestetiche”, capaci di aprire nuove finestre di percezione sulle intelligenze artificiali “ma soprattutto su noi stessi e in grado di sviluppare una riflessione sui grandi temi dei meccanismi della creatività e della coscienza umane” spiega Fassone. Il tutto, attraverso un approccio di machine learning (l’apprendimento automatico che l’intelligenza artificiale sfrutta attingendo dal database di storie già scritte) non convenzionale.

Da una parte l’Intelligenza artificiale dall’altra l’universo psichedelico. Dal loro incontro nascono i testi che raccontano i trip mentali di un cervello non umano. “Per realizzare il progetto abbiamo raccolto le storie di chi ha deciso di raccontare la propria esperienza in seguito all’assunzione di allucinogeni, l’intelligenza artificaile parte da questo dataset ed elabora poi i testi come se essa stessa fosse in uno stato allucinato”. Testi a tratti poetici, a tratti assurdi, che ricostruiscono il viaggio mentale a partire dalla scelta di un album musicale e che si integrano bene con la visione dell’artista: lasciare che il caso contribuisca alla creazione dell’opera. “Spesso l’intelligenza artificiale è percepita come freda, a me piaceva integrarla in un progetto caldo, ascoltare musica insieme, rileggerla, capirla, intercettare anche nuove forme di ironia dichiaratamente non umane”. Un modo per esplorare le strategie di espressione artificiali, che si legano alla filosofia del linguaggio presentando nuove frontiere di studio e analisi. “Per esempio qui” dice Fassone indicando il testo di Ai Lai “l’IA scrive: ci sono due negozi, uno vende funghi e anche l’altro vende funghi. Capisci? È una forma di umorismo diverso, sul quale è interessante indagare” spiega Fassone.

“I thought I was dead but the whole room started weaving at me
I started thinking I was a monster
I thought that I was in a ghost.
Everywhere I looked in the mirror I looked like a skeleton”

Credevo di essere morto, ma tutta la stanza ha iniziato a tessere contro di me
Ho iniziato a pensare di essere un mostro
Ho pensato di essere un fantasma
Ovunque guardassi nello specchio sembravo uno scheletro

Quanto riportato sopra è solo un esempio di ciò che Ai Lai può produrre. Spezzoni estratti dai testi generati restituiscono quanto di più simile all’esperienza interiore psichedelica di una persona sotto effetto di sostanze psicotrope. In particolare, il database a cui si è fatto riferimento per l’addestramento dell’algoritmo è composto da oltre 2500 resoconti relativi a esperienze vissute dopo aver assimilato funghi allucinogeni.

La genesi del progetto

“Sono sempre andato alla ricerca di processi creativi e strategie che fossero a nostra disposizione per creare cose nuove – racconta Fassone -. Il mondo della psichedelia si offre molto a questa opportunità: quando leggevo i libri di Timothy Leary (a proposito delle esperienze psichedeliche negli anni Sessanta, ndr) era meraviglioso sia per lo stile letterario ma anche per le immagini che offrivano”.

Per quanto riguarda l’ideazione il progetto, nulla è stato lasciato al caso. O meglio, tutto il contrario: la casualità data dall’informatica, tramite l’algoritmo che pesca variabili dal dataset di testi e le combina, si sposa con molti concetti alla base dell’arte degli anni Sessanta. “In quegli anni si sviluppano tutta una serie di movimenti che volevano che il caso intervenisse nell’arte. L’obiettivo è prendere qualcosa che già mi piace e dargli un nuovo punto di vista: la tecnologia ha un carattere molto distante e freddo, io invece volevo dare vita a un progetto caldo”.

ll progetto nasce dalla collaborazione tra Fassone e Federico Bomba, creative technologist di Sineglossa (un’organizzazione culturale di Ancona che si occupa di arti digitali). “Quello dell’intelligenza artificiale era un tema che non avevo mai preso in considerazione, mi sembrava interessante, così ci ho messo mano e ho cominciato a sperimentare”. Le opere dell’artista saranno esposte a Torino dal 17 al 19 giugno “l’idea è di rappresentare in modo artistico i testi generati dall’intelligenza artificale estrapolando i passi e le frasi più evocative. L’obiettivo è dare nuovi spunti, o meglio punti di vista”.

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