Se l’isolamento dalla vita politica è tutto uguale, la partecipazione può assumere forme diverse.
Caterina è di Lecce, ma vive a Torino, dove studia economia e ricopre il ruolo di segretaria dei Giovani democratici. La sezione under 30 che, ci tengono a sottolineare, “mantiene una certa autonomia dal partito”. Poi spiega: “Siamo tutti ragazzi e siamo, quindi, i primi a scontrarci con le storture del diritto allo studio, degli scarsi servizi allo studente e delle possibilità che Torino offre; difficoltà che la pandemia ha ulteriormente amplificato. La pandemia è per chi se la può permettere. Non tutti hanno spazi, dispositivi, connessioni stabili. Vogliamo avere un ruolo centrale per immaginare il futuro della città e costruirla a misura di ogni giovane. Bisogna offrire servizi efficienti: trasporto pubblico accessibile e sostenibile da un punto di vista ambientale, spazi abitativi adeguati, così come quelli sociali e di studio. Molti degli studenti che arrivano dal resto d’Italia non sono poi nelle condizioni di rimanere, perché non trovano lavoro se non in forma di tirocini sotto-retribuiti. Oltre ai giovani ad essere maggiormente penalizzate sono le donne, motivo per cui stiamo cercando di sensibilizzare sul bisogno di una parità di genere”.
Circondata da centinaia di giovanissimi che partecipano attivamente alla vita politica, Caterina è ugualmente consapevole della disillusione che caratterizza la sua generazione: “Questa è una sfida per me, un’ossessione. La percentuale di ragazzi che non studiano, non lavorano e non partecipano alla vita pubblica è altissima e non è degna di un paese europeo. Mi rendo conto che c’è una generazione che sta soffrendo oggi e che soffrirà domani. Io stessa mi arrabbio perché vorrei fare di più, ma questa dovrebbe essere l’ossessione di tutta la politica. Ci ha fatto piacere che il nuovo segretario abbia parlato di giovani, ma non basta, bisogna scavare a fondo, capire quali sono davvero i problemi e analizzarli da un punto di vista nuovo”.
Sebastiano, 25 anni e lavoratore dello spettacolo, si occupa invece da oltre dieci anni di percorsi sociali e solidali come membro attivo di un centro sociale torinese. Nell’ultimo anno, quando il bisogno di azioni solidali era ancora più sentito, ha preso parte alla “spesa sociale”, da portare nelle case di chi non poteva permettersela o non era in grado di spostarsi. “Io credo che serva capirsi. La politica in senso più istituzionale del termine non sembra portare più a grande entusiasmo da parte dei giovani, che la percepiscono come inaccessibile e lontana. È sempre meno frequente che i miei coetanei affermino di essere politicamente impegnati, ma ci sono comunque delle forti tensioni e spinte verso il cambiamento. Lo si vede con la grande partecipazione alle manifestazioni di Fridays for Future o a quelle di Non una di meno. Migliorare la società in cui viviamo è ancora una priorità, molti scelgono soltanto delle vie alternative per farlo.”
Non esiste quindi una sola risposta, ma più soluzioni differenti per ritagliarsi uno spazio proprio all’interno della vita pubblica. Bisogna solo scegliere quale.