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La Morte trionfa al Carnevale di Ivrea, ma anche sui feriti non si scherza

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Oggi gli aranceri sono tornati in ufficio. Qualcuno ha un occhio nero, qualcuno ha ancora addosso l’odore agrodolce della battaglia. Tutti però sono soddisfatti. Innanzitutto perché, dopo gli stop e le restrizioni del Covid, finalmente quest’anno si è potuto festeggiare il carnevale come si deve. Giornate di energia (e di follia) che hanno portato tra le vie del centro storico oltre 100 mila persone. La maggior parte delle quali ha indossato il tipico berretto frigio, copricapo rosso di origine medievale garanzia di sicurezza.  La regola vuole che chiunque lo indossi non può essere colpito dalle arance. Ma durante la battaglia, tutto può succedere. 

I numeri del Carnevale di Ivrea

L’evento è andato in scena nelle piazze principali della città da domenica 19 a martedì 21 febbraio. Nove squadre, 10mila quintali di agrumi. Aranceri in posizione, pronti a lanciare. Sono stati 10mila in totale. Ma attenzione, le squadre non si scontrano tra di loro. Ogni gruppo si compone di aranceri a piedi e armate sui carri. Chi è sul carro rappresenta il tiranno, chi è a piedi rappresenta il popolo. Si aggiudica la vittoria la squadra che combatte nella maniera più spettacolare e più grintosa. Ma la gloria costa uomini: quest’anno sono stati 469 i contusi, 37 dei quali sono finiti in ospedale. 

I vincitori

E a trionfare quest’anno è stata la Morte. La squadra è nata nel 1954 da un gruppo di elettricisti: «Sui fili elettrici si legge “Pericolo di morte” – aveva raccontato Alessandro Sado, figlio di uno dei fondatori, nei giorni scorsi – Da qui ha origine il nome del nostro gruppo. Quest’anno siamo davvero agguerriti, vogliamo dare il massimo». Detto, fatto. Si sono aggiudicati il primo posto nella classifica, dietro di loro I Tuchini del Borghetto. Terzo posto per gli Scacchi.

Il grande finale

Dopo la premiazione, si sono svolti i momenti conclusivi della manifestazione. Pifferi e tamburi hanno attraversato Ivrea per l’ultima volta, seguiti degli Abbà, ragazzi in costume storico che rappresentano ogni rione. Sono stati loro i protagonisti dell’evento finale, l’Abbrucciamento degli Scarli. Dopo aver fatto due giri intorno allo scarlo, ogni Abbà ha incendiato il proprio. In seguito, il saluto del Generale alla Mugnania, in sottofondo la folla urla “A brusa!”.

La magia è finita. Si torna alla normalità. Niente più carri, niente più arance da lanciare. Ma è proprio così? Il Carnevale di Ivrea in realtà non finisce mai. Già si pensa alla prossima edizione. 

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