“La miseria dei nostri pazienti è parte della miseria del mondo. Quando diciamo no al manicomio diciamo no alla miseria del mondo” sosteneva Franco Basaglia. Il 13 maggio 1978 il Parlamento italiano riformò, con la legge 180, l’assistenza psichiatrica. Un esempio di democrazia profonda quello di Basaglia, in quanto “la presa di parola dei matti è un fondamentale punto di partenza per ricostruire il regime democratico” ricorda Ota de Leonardis, professoressa, ora in pensione, di Sociologia presso l’Università di Milano Bicocca. In occasione di Biennale Democrazia de Leonardis guida Andrea Morniroli, amministratore della cooperativa Dedalus, e Alberto Mossino, operatore sociale e presidente dell’Associazione Piam onlus, in una riflessione verso i margini, seguendo Basaglia.
“Noi promuoviamo e tuteliamo diritti, non facciamo del bene – specifica Morniroli – siamo diventati meri prestatori di manodopera. Nello smantellamento del welfare a cui stiamo assistendo, un welfare contenitivo e non più inclusivo, come può il nostro lavoro non essere politico?”. Per Mossino “siamo tornati a un pre-Basaglia, tutti oltre il cancello, come realtà del terzo settore dobbiamo attuare pratiche quotidiane di sopravvivenza”.
Se la miseria per Basaglia era la radice del problema i dati Istat, elaborati da Unimpresa, mostrano un quadro allarmante: un italiano su quattro è a rischio povertà, mentre aumenta sempre di più il fenomeno del lavoro povero. Che risposta possono dare le piccole reti d’accoglienza che sopravvivono nella “paura di vedersi tolti gli appalti, i servizi e in una rappresentanza troppo fragile?” chiede Mossino.
“L’unica strada è tornare al vivo formicolio di persone che ogni giorno costruisce dal basso – spiega Morniroli – non servono operatori timorosi ma operatori visionari, se ognuno si rintana nel proprio porto sicuro non andremo da nessuna parte. Un buon operatore sociale è spacciatore di opportunità, restituendo capacità di scelta a chi non vede altra strada”.