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La Goccia di Lube dà lavoro ai detenuti: “Su cento 31 hanno cambiato vita”

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“Il reinserimento lavorativo dei detenuti è fondamentale per abbattere le recidiva. Bisogna lavorare attivamente per promuovere un’economia sociale, in cui il profitto si concretizza con l’inclusione di soggetti svantaggiati”. Lo dice Diletta Berardinelli, garante dei detenuti di Torino. L’Associazione Antigone testimonia che il tasso di recidiva si abbatte se gli ex detenuti trovano un impiego, ma uno dei requisiti fondamentali perché ciò accada è aver avuto la possibilità di lavorare durante il periodo di detenzione, possibilità che a Torino oggi è garantita solo all’1% delle persone detenute.

Il progetto de La Goccia di Lube

La Goccia di Lube Ets è un’associazione che promuove il reinserimento sociale e lavorativo di chi sconta pene alternative, promuovendo dignità e nuove opportunità. Tra 2024 e 2025 il progetto ha seguito 100 persone, offrendo supporto, formazione e accompagnamento nella ricerca di lavoro. Risultato: 31 inserimenti lavorativi. Oggi il presidente dell’associazione Adriano Moraglio ha presentato in conferenza stampa le novità per il 2026. Ci saranno nuovi finanziamenti per permettere il mantenimento dell’associazione, che oltre ai volontari, si fa forza su alcuni lavoratori a tempo pieno. Per questo l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai darà il suo supporto con i fondi del proprio 8×1000.

Un’altra novità è il progetto Borse lavoro, che permetterà di concedere incentivi alle imprese che assumeranno persone in misura alternativa al carcere. La Goccia di Lube ha anche ampliato la rete delle associazioni che rappresentano il mondo del lavoro grazie all’adesione di Lega Coop Piemonte, Confartigianato Torino, Aics (Associazione italiana cultura e sport) di Torino e Aism (Associazione italiana sviluppo marketing), che si aggiungono alle altre già presenti, tra cui Unione industriali, Api, Confesercenti e Confcooperative Piemonte Nord.

Lavorare per cambiare vita

“Non si tratta solo di lavoro, ma di inclusione sociale, sicurezza e prevenzione della recidiva. Investire nel reinserimento significa investire nel futuro di tutti e tutte – spiega Moraglio -. Per questo vogliamo sollecitare il governo a colmare le lacune della Legge Smuraglia”. Tale normativa, approvata nel 2000, promuove il reinserimento sociale e professionale delle persone detenute tramite sgravi fiscali e contributivi per le imprese che li assumono, ma a causa dell’eccessiva burocrazia, della mancanza di fondi e del fatto che spesso i datori di lavoro non rinnovano il contratto una volta finita la pena (e finiti quindi gli sgravi fiscali) la sua efficacia è molto limitata.

“Provo grande affetto e riconoscenza verso il lavoro che l’associazione svolge per ridare dignità a chi ha commesso qualche errore e ora si vuole rimettere in gioco – commenta il consigliere regionale Silvio Magliano -, ma perché ciò sia possibile serve che la Legge Smuraglia ampli la sua capacità di intervento. Il lavoro per le persone detenute significa ridurre la recidiva fino all’8-10% e non c’è miglior approccio sicuritario per l’Italia che insegnare a queste persone un mestiere”.

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