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La fabbrica dei mostri che conoscono le nostre paure segrete

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Perché i mostri ci fanno paura? Certo, Dracula può dissanguarci con i suoi canini appuntiti e un’orda di zombie, se siamo tra i pochi sopravvissuti rimasti al mondo, ci mette sempre in una condizione di schiacciante inferiorità numerica. Ma la ragione profonda del successo delle creature che disturbano il sonno è un retroterra comune a civiltà di luoghi e tempi lontanissimi, che si ritrovano, però, nelle stesse paure.
Capita che alcuni tra i mostri che popolano le serie tv, i film, le graphic novel e i videogiochi conoscano un’improvvisa fortuna. Significa che cavalcano una paura che attraversa il mondo in quel momento. “Stiamo assistendo al ritorno delle invasioni aliene”, spiega Peppino Ortoleva, professore di storia dei media all’Università di Torino. “L’extraterrestre rappresenta un essere così diverso da non essere comprensibile e quando approda sulla Terra provoca scontri e dominazioni”. In altri casi a smuovere i nostri timori è un mistero irrisolvibile (come nella serie Lost), un immaginario oscuro come quello dei videogiochi medievali ambientati ai tempi dell’inquisizione o le cospirazioni sotto la superficie della Storia (è proprio il caso del Codice Da Vinci di Dan Brown).
Poi ci sono momenti in cui la specie umana se la passa piuttosto male. “Durante le fasi di crisi riemerge un immaginario apocalittico”, spiega Ortoleva. “Così è stato per la crisi finanziaria del 2008”. Un fatto innanzitutto economico ha aperto tante nuove porte che dal regno dei mostri affacciano sul nostro mondo. Ne sono usciti, tra gli altri, tantissimi zombie. “Sono i mostri più proletari e simili agli uomini”, spiega Ortoleva nell’introduzione al saggio “Diversamente vivi. Zombie, vampiri, mummie, fantasmi”, i portatori della triste sorte di chi muore senza essere ricordato. Un defunto “massificato e anonimo”, si legge, “operaio”, che non è mai stato realmente vivo. All’estremo opposto ci sono i vampiri: più “aristocratici” e cattivi in modo diverso. Se gli zombie sono istinto libero dai freni della ragione, i vampiri esercitano il loro stile di vita sofisticato anche quando fanno del male o nei gusti sessuali, indiscriminati e perversi. Oggi potrebbero attraversare un cambiamento profondo come quello degli zombie reinventati da George Romero a partire dal 1968. “La non morte che si fa identità personale, che non impedisce una vita sociale”, così Ortoleva descrive i vampiri di True Blood o Twilight. Giovani, belli, non privi di una coscienza e attanagliati dal problema del libero arbitrio. Per loro la trasformazione in “succhiasangue” sembra una via per l’immortalità, una strada che non implica la malvagità o la distruttività del conte Dracula di Stoker. Ecco una caratteristica dei nuovi miti, uguali nel loro nocciolo duro ma suscettibili di infinite variazioni di superficie. Una capacità di adattamento che rende i mostri ancora più temibili: hanno inseguito l’essere umano dalle campagne e dai castelli nei condomini delle città, mentre lo spazio è già il regno creature fantascientifiche. Sembra che ovunque andremo, chiunque diventeremo, loro saranno lì a dirci che le nostre paure non spariranno mai.

GIUSEPPE GIORDANO