I giochi di ruolo per apprendere le tecniche di cybersicurezza e applicarle in sfide di gruppo. Sfruttare una logica haker per fuggire da un’escape room oppure escogitare soluzioni creative per risolvere un quesito. Sono solo alcune delle missioni che 380 ragazze, studentesse tra i 14 e i 19 anni provenienti dalle scuole superiori di tutta Italia, hanno affrontato nell’ambito di CyberTrials. Si tratta del programma di formazione sulla sicurezza informatica rivolto a giovani donne, organizzato dal Laboratorio nazionale di Cybersecurity del Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica), per riequilibrare la rappresentanza di genere in materia di cybersicurezza.
Dopo due mesi di incontri, lezioni frontali e sfide in squadra, sono state in 50 a totalizzare il punteggio più alto. Le migliori tre squadre (Sisters_Borg, Cybersecutity_36 e Hackgirlss), infatti, sono state premiate ieri a Torino presso l’International Training Centre dell’ILO insieme ai vincitori della seconda edizione di Olicyber, l’Olimpiade italiana di cybersecurity per la formazione dei futuri hacker etici che ha riconosciuto la medaglia d’oro a Tito Sacchi, del Liceo Scientifico “T.Taramelli” di Pavia.
Proprio a Torino (dal 27 al 29 maggio) si è svolta una tre giorni di gioco, gare e formazione sui temi della cybersecurity base, dell’Open Source Intelligence e del social engineering a cui si è aggiunto un percorso sulle soft skill, mirate all’allenamento di competenze tra cui l’attitudine positiva e il team working declinate su temi come i pregiudizi e gli stereotipi di genere. Per la prima volta le ragazze si sono ritrovate dal vivo per trovare la via d’uscita all’escape room realizzata dalla scuola “IMT Alti Studi di Lucca”, specializzata nello studio e nell’analisi di sistemi economici, sociali, tecnologici e culturali. “Si trattava di una vera casetta con quattro stanze – spiegano dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity –. Le ragazze, divise in squadre, avevano il compito di sbloccare ogni porta provando le combinazioni numeriche suggerite da alcuni indizi sparsi per la stanza o inseriti nei computer”.
Il gioco diventa così uno strumento per avvicinare i più giovani al mondo della cybersecurity e per colmare un divario di genere nello studio delle materie Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) che riguarda tanto l’Italia quanto l’Europa. “Le ragazze erano entusiaste. Molte di loro avrebbero voluto partecipare alle Olicyber ed è possibile che qualcuna ci proverà già il prossimo anno”, aggiungono dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity. “La presenza di tutti questi ragazzi e ragazze è un regalo, la conferma che la sfida del “Big Game” era da affrontare per incrementare la sensibilizzazione e la cultura della cybersicurezza”, ha commentato durante la premiazione Paolo Prinetto, direttore del Laboratorio Nazionale di Cybersecurity.
È la stessa strategia nazionale di cybersicurezza, messa a punto dal governo Draghi e presentata qualche giorno fa, a individuare 82 obiettivi da raggiungere entro il 2026 per “pianificare, coordinare e attuare misure tese a rendere il Paese più sicuro e resiliente”: dalla cybersicurezza dei sistemi della pubblica amministrazione, fino disinformazione online. Per farlo sarà necessario lavorare proprio su una maggiore cultura della sicurezza online scommettendo sulle giovani risorse e sulle loro capacità. In realtà, quello che oggi è un gioco è già il nostro futuro.