“La civiltà si evolve”, parola di Maurizio Ferraris e Alessandro Barbero

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Civiltà è una parola che ogni giorno sentiamo sempre di più pronunciare. Ma cos’è la civiltà? Hanno provato a spiegarlo lo storico Alessandro Barbero e il filosofo Maurizio Ferraris in un confronto moderato da Danco Singer nella Sala Azzurra del Salone del Libro. E sin dall’inizio è emersa la discordanza: “Civiltà è una delle parole che usiamo come se il suo significato fosse ovvio – ha detto Barbero –, ma si applica a culture totalmente diverse tra loro come quella greca e quella cinese. Le civiltà sono tante e storicamente è difficile trovare punti in comune”. Per Maurizio Ferraris, invece, la civiltà è un concetto comune a tutti gli uomini: “L’umano ne ha strutturalmente bisogno per uscire da quello stato di natura, di cui però sente nostalgia”.

La parola stessa non è antica come crediamo: greci e romani non la possedevano e i medievali non lo usavano. Nasce quando l’Occidente parte alla scoperta e conquista del mondo e “indica il senso di supremazia che l’Occidente sentiva di avere e nei fatti aveva allora” ha detto Barbero. Poi e passato ad indicare gli altri raggruppamenti umani e ad un certo momento si è anche iniziato a “fare classifiche di civiltà, cosa che per fortuna adesso abbiamo smesso di fare”.

“La civiltà è un progredire – ha controbattuto il filosofo – è vero che i greci non avevano il concetto di civiltà ma quello di paideia, educazione dei bambini, e i romani quello di cultura, che contiene l’elemento della coltivazione”.

Oggi si parla spesso di civiltà, dicendo che è migliore quella che si viveva precedentemente. Secondo i due relatori questo è sbagliato. È un luogo comune che accompagna il concetto fin dagli albori. L’unico modo in cui l’uomo può comprendersi è la civiltà: “L’umanità scopre la propria natura attraverso la tecnica e la cultura che hanno un ruolo fondamentale e la civiltà è sempre miglioramento”, ha ribadito Ferraris. Barbero ha invece fornito l’esempio: “La civiltà per quanto avanzata, come la Firenze di Dante, conserva sempre aspetti che oggi noi riteniamo incivili, come la vendetta, che allora era vista come un dovere. Noi siamo orgogliosi di esserci allontanati dallo stato di natura”.

“Poi – ha continuato lo storico, riferendosi al Congresso della Famiglia di Padova – si organizza un convegno sulla famiglia in cui si dice che la famiglia naturale è una. Si ribatte dicendo che ci sono animali in cui i maschi si accoppiano tra loro. Ma niente di tutto questo è importante, il fatto è che la civiltà evolve e la natura non c’entra più nulla”.

Pensare che il passato sia meglio del presente è tipico di ogni stadio della civiltà, secondo Maurizio Ferraris e la tecnica è il centro di questo senso di inadeguatezza del presente rispetto al passato: “Le tecniche che abbiamo ora sono migliori di quelle che possedevamo prima. Si demonizza sempre la tecnica più recente riabilitando la penultima. Nessuno ora critica la televisione, ma lo si fa contro internet e si può andare a ritroso fino alla scrittura”.

“È proprio dell’essere umano pensare che le cose vadano sempre peggio, perché l’uomo vede sempre quello che va male. La realtà è che ognuno è insoddisfatto. Sono convinto che ai tempi di Platone si diceva che ai tempi di Socrate gli studenti erano migliori”, ha detto Barbero. E nessuno può farci nulla, nessuno può prevedere come andranno le cose, se la civiltà sopravvivrà o andrà in decadenza. “Lo storico può dire questo – ha concluso Alessandro Barbero –: nel futuro che ci aspetta succederanno di sicuro brutte cose, ma non quelle che ci aspettiamo”.

Qui sotto il thread dell’evento:

JACOPO TOMATIS