La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

La Cittadella e la Storia che rischia di crollare

condividi

“Dio ti scampi dalle Cittadelle, postero mio!” scriveva Giovannino Guareschi nel suo Diario clandestino. Il creatore di Don Camillo e Peppone parlava di una cittadella in particolare, quella di Alessandria, nella quale si trovava l’8 settembre e dove fu imprigionato dopo aver rifiutato di combattere per la Repubblica Sociale Italiana. Ma non è stato l’unico detenuto di rilievo nella struttura militare che ancora oggi domina il lato sinistro del Tanaro. Per tre giorni nel 1867 Giuseppe Garibaldi vi fu rinchiuso dopo aver tentato di prendere Roma senza l’appoggio dell’Italia.

La cittadella oltre il fiume ha visto passare la storia dalle sue porte e già prima della sua fondazione, la zona in cui sorge era stata al centro della vita della città di Alessandria. Qui infatti sorgeva lo statello di Bergoglio, uno degli otto insediamenti che hanno dato origine alla città e di cui Umberto Eco, grande alessandrino spesso dimenticato dalla sua città, parla in Baudolino.

Ora però, malgrado tutte le storie reali e letterarie di cui è stata protagonista, la Cittadella stenta a raccontarne di nuove.

I suoi sessanta ettari di grandezza giacciono praticamente intoccati da molti anni e in balia dell’incuria e degli agenti climatici. Durante l’alluvione del 1994 è stata inondata e i suoi edifici hanno subito gravi danni, nel 2000 viene inserita dal Ministero della Difesa nell’elenco dei beni alienabili del Demanio militare e nel 2007 passa al Demanio pubblico, ma le attività militari erano già terminate da decenni. Dal 2010 si è provato a rivalutare il sito con un’esposizione permanente di uniformi, armi e cimeli dell’esercito regio italiano dal 1848 al 1946, ma tutto quello che resta dell’enorme complesso continua ad essere abbandonato.

L’ultima tappa è stata nel 2016. Il Demanio consegna la Cittadella militare al Ministero dei Beni e delle Attività culturali e alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle province piemontesi e subito si è sperato che il momento della ristrutturazione e valorizzazione fosse incominciato davvero, anche perché il ministero aveva inserito il monumento nella lista dei siti nazionali da valorizzare e aveva aperto un tavolo tecnico per attivare tutte le azioni di tutela e promozione della Cittadella.

Negli ultimi anni le caserme e gli altri edifici in muratura sono anche stati infestati dall’Ailanto, pianta importata dalla Cina a fine Ottocento e che sta già creando molti problemi all’isola di Montecristo. Questo alberello ha attecchito nella terra che nei secoli scorsi è stata messa sui tetti per ridurre i danni dei bombardamenti. I tetti di ogni edificio ne sono ormai ricoperti e i danni più gravi li fanno le radici, che si infiltrano nei muri e li sgretolano, rendendo ancora più pericolanti le strutture già malmesse. In queste stesse crepe si infiltra l’acqua, che le allarga ulteriormente. In poco tempo ogni edificio potrebbe subire seri danni.

E anche in queste condizioni i costi per la manutenzione sono comunque alti.

Alcuni tentativi di riqualificazione sono già stati pensati negli ultimi anni, ma nessuno è andato in porto. Ad esempio, nei primi anni 2000 era stato commissionato a Finpiemonte uno studio di riutilizzo, che aveva in progetto di riconvertire i sei grandi bastioni e i chilometri di fossato in luoghi di ristorazione, piste ciclabili e orti. Nel 2017 è arrivato anche un appoggio dal Ministero dei Beni culturali, che ha stanziato 25 milioni di euro dal Fondo Sviluppo e Coesione, mentre la Regione Piemonte si è impegnata a cofinanziare 9 milioni. Sempre lo stesso anno un team del Politecnico di Torino ha incominciato a lavorare ad un progetto che definisse un quadro da cui partire per riqualificare la zona.

Per ora però questi soldi restano in mano alla Soprintendenza e tra le punte verdi del grande monumento, oltre al museo delle uniformi, si svolgono soltanto eventi temporanei, anche importanti come ALEcomics, la fiera del fumetto della città che lo scorso settembre ha accolto 30000 visitatori, dimostrando che eventi capaci di attrarre molte persone possono ravvivare quelle antiche mura. Ed è proprio su questa strada che si sta muovendo l’ideazione di nuovo progetti per valorizzare il monumento. Un esempio è il “Bergoglio 3.0, luogo antico vita nuova” che punta a fare della Cittadella un parco della musica, sul modello dei grandi festival europei, come l’ungherese Sziget, che ogni anno raccoglie sull’isola di Budapest in mezzo al Danubio centinaia di artisti e centinaia di migliaia di spettatori. Le risorse di eventi del genere, secondo Gianni Berrone ed Emilio Poggio, i due ideatori del progetto, serviranno a sviluppare le altre attività della Cittadella, ma anche della città e i suoi eventi, il turismo e gli altri poli museali. Insomma, l’obiettivo è trasformare quello che fino ad ora è un buco non solo nel bilancio del comune, ma anche nella vita della città, in un’occasione di recupero per tutta Alessandria.

“Il fiume racconta leggende”, canta Francesco Guccini in una delle sue canzoni. Speriamo che la cittadella sua riva del Tanaro ritorni a raccontare le sue.

 

JACOPO TOMATIS