“Vogliamo luoghi per la socialità, il riposo e la creazione di comunità. Riteniamo necessaria la creazione di biblioteche e aule studio accessibili che favoriscano il confronto e la socializzazione”, dice una studentessa della 3R dell’Istituto Lagrange di Torino alla presentazione della mostra “Io, noi, il tempo”. “Abbiamo inoltre progettato luoghi di condivisione culturale in prossimità degli edifici storici per avvicinare i giovani al patrimonio artistico e culturale della città. Alla fine del progetto ci siamo chiesti: ‘si può realizzare quello che abbiamo sognato e disegnato?'” continua la ragazza.
E la politica risponde, con le parole dell’assessora all’Istruzione, Edilizia Scolastica, Giovani, Periferie e Rigenerazione Urbana Carlotta Salerno: “Alcuni dei vostri desideri sono realtà già esistenti a Torino, ma scarsamente o inadeguatamente pubblicizzate. Nessuna vostra idea è troppo piccola o troppo grande: sono sempre aperta alle vostre proposte, sia che giungano tramite i social sia tramite una visita al mio ufficio. La realizzazione della città del futuro, infatti, passa per le vostre idee e prospettive: voglio disegnare una città a misura di giovane e non di cinquantenne”.
Laura Cantarella, fotografa, spiega: “Ho proposto ai ragazzi di ragionare in modo centrifugo e simultaneamente a cerchi concentrici. A partire dalla loro esperienza individuale, abbiamo ragionato su come ricomporre la frattura tra gli individui e la città, da cui spesso si sentono lontani e esclusi. Abbiamo iniziato con un laboratorio di ritratti fotografici per poi uscire dalla scuola ed entrare in contatto con l’ambiente urbano. Il terzo passo è stato un laboratorio di interazione con l’intelligenza artificiale: le abbiamo fornito dei prompt chiedendole di immaginare una Torino che tenesse conto delle esigenze, delle idee e dei desideri dei giovani”.
La docente di Lettere della classe, la professoressa Ravarino, aggiunge: “In una classe multiculturale ed eterogenea come questa, la lingua è ancora in fase di lavorazione. Le immagini diventano così un modo per esternare le frustrazioni e dare corpo ai sogni che a parole sono difficili da esprimere. Gli studenti non desiderano passare meno tempo a scuola, ma trascorrere del tempo in una scuola che tenga conto della loro crescita personale e della loro necessità di confrontarsi con culture e vissuti diversi”.

