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La blitzkrieg di Trump in un’America sempre più divisa

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Gli Stati Uniti appaiono sempre più divisi al loro interno. La spaccatura si articola su diverse faglie, da quella economica a quella politica, passando per quella sociale. Ma si tratta di un fenomeno recente o di una condizione intrinseca alla democrazia americana? Domenica 30 marzo al Teatro Carignano di Torino nell’ambito di Biennale Democrazia hanno provato a rispondere Raffaella Baritono, docente di storia e politica statunitense all’Università di Bologna, e Mattia Diletti, sociologo della “Sapienza”, Università di Roma, in un dibattito moderato dallo storico e giornalista della Rai Oliviero Bergamini. 

Secondo Diletti la polarizzazione non è di per sé un fenomeno negativo, ma, se troppo accentuata, potrebbe mettere in discussione le basi della democrazia, che è un “armistizio che prevede il riconoscimento politico dell’avversario e l’accettazione della sconfitta elettorale”. L’assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump del gennaio 2021 scatena una riflessione in questo senso e porta a chiedersi se la democrazia americana si stia deteriorando.

Il dibattito politico negli Stati Uniti è sempre più polarizzato. Le tematiche che maggiormente dividono gli americani riguardano il rapporto tra governo federale e Stati – e dunque il ruolo e le prerogative del potere esecutivo – e le grandi battaglie culturali e civili, che hanno sostanzialmente spaccato la popolazione in due fazioni: woke e anti woke.

Ma, secondo Baritono, la politica americana è conflittuale fin dalle sue origini. La polarizzazione sarebbe dunque tutt’altro che un fenomeno recente. L’arena politica statunitense è da sempre caratterizzata dallo scontro inconciliabile tra due fazioni e i toni di questo scontro sono sempre stati violenti e aggressivi. Anche sulla Costituzione fu difficile trovare un accordo e l’approvazione del documento fu ottenuta con pochi voti di scarto. Solo per un breve periodo di tempo, tra il 1945 e il 1960, in piena guerra fredda, si è potuto assistere a un momento di consenso liberale e di reciproco riconoscimento tra le parti.  

L’accesa conflittualità che ha connotato la campagna elettorale del 2024 non costituisce dunque nulla di nuovo. E tuttavia il neoeletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sta rendendo protagonista di un aggravamento di questa spaccatura. Come fa notare Diletti, Trump è un presidente poco popolare, eletto entrambe volte con un consenso inferiore al 50%. Il tycoon sa che la sua posizione di forza potrebbe sgretolarsi rapidamente e teme il risultato delle prossime elezioni di metà mandato. Per questo ha deciso di mettere in atto una blitzkrieg (guerra lampo) che si sta concretizzando in un assalto alla burocrazia federale e in un tentativo di ridurre il potere del Congresso e degli organi giudiziari. In questo contesto di scontro aperto, la crisi della democrazia americana appare irreversibile.

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