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Juventus, la strada per ritrovarsi passa da Barcellona

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Juventus-Barcellona non si gioca stasera. È già cominciata. È una di quelle partite che ha un antefatto da ricercare mesi addietro, nei quarti di finale dell’ultima Champions League. L’11 aprile sembra lontanissimo. È una data che per i più sarà anonima, ma ai tifosi della Juventus ricorda l’ultima notte magica della loro storia. Sì, perché sette mesi fa la Vecchia Signora, a casa sua, demoliva 3-0 i catalani. Un mese dopo, sempre a Torino, avrebbe battuto anche il Monaco, ma il blasone delle due avversarie è incomparabilmente a favore dei blaugrana.
Oggi, alle 20.45, gli uomini di Allegri sono chiamati semplicemente a una vittoria: ma nel calcio 2+2 non fa 4. La Juventus arriva a questa sfida con il morale basso, dopo una partenza esitante in campionato, la sconfitta in Supercoppa italiana e un percorso in Champions che, a questo punto, vieta il ko contro il Barcellona e sconsiglia caldamente il pareggio, perché nell’altra partita del girone D lo Sporting ospita l’Olympiacos fanalino di coda e già battuto a domicilio. Viceversa, i catalani stanno dominando la Liga e hanno voglia di vendicare il 3-0 a firma Dybala (doppietta) e Chiellini. Certo, la Juventus è la prima inseguitrice dietro al Barcellona con tre punti di vantaggio sui portoghesi (in realtà quattro, perché in caso di arrivo a pari punti, i bianconeri la spunterebbero in virtù degli scontri diretti). Ma una mancata vittoria avrebbe delle conseguenze. Due sono certe: non qualificarsi in anticipo e consegnare aritmeticamente il primo posto nel girone ai catalani. La seconda è potenziale: lo Sporting potrebbe avvicinarsi e giocarsi la qualificazione all’ultimo turno contro un Barcellona già sicuro del primato.
La Juventus si aggrappa ai gol di Gonzalo Higuain stasera 22 novembre contro il Barcellona
La Juventus si aggrappa ai gol di Gonzalo Higuain stasera 22 novembre contro il Barcellona
E allora, vincere come in quella notte di aprile diventa quasi un obbligo: ma, ricordiamolo, matematica non fa rima con calcio. Né in italiano, né in campo. Se in aprile la Juventus affrontava il Barcellona con la consapevolezza della propria forza e la spensieratezza di chi sapeva di aver già disputato un buon torneo, adesso giocare con l’ansia di vincere potrebbe essere controproducente ai fini della qualificazione. Inoltre, c’è la questione modulo: allora i bianconeri avevano le certezze di un sistema di gioco che aveva spaccato il campionato, con un Dybala in stato di grazia e autore di due gemme; adesso, dopo le sconfitte contro Lazio, Barcellona (al Camp Nou) e Sampdoria, e vista la forma precaria degli attaccanti, il 4-2-4 è messo in discussione anche dai tifosi col palato fino.
Già, i tifosi. Chissà a cosa staranno pensando. Probabilmente agli esempi del passato recente. Da una parte, uno virtuoso: Juventus-Chelsea nel 2012 ha regalato il primo posto nel gruppo alla squadra allora allenata da Antonio Conte. L’anno dopo, a Istanbul, una Juve infreddolita e spaesata su un campo di patate si faceva sorprendere da Drogba ed eliminare dal torneo ai gironi. Vittoria o sconfitta. Poi c’è il pareggio, la via mediana e italiana, ma allora servirebbe un regalo dall’Olympiacos. Come nel 1997, quando un gol dei greci qualificò la Juventus ai quarti di finale della massima competizione europea.
Esempi positivi, si diceva. Due vengono dalle altre italiane nella competizione. Il Napoli ieri sera ha battuto 3-0 lo Shakhtar Donetsk in una sfida dove era obbligatorio vincere. La Roma, con lo stesso risultato, ha schiantato il Chelsea e gli ha tolto il primato nel girone. La Juventus, a differenza loro, non ha nessun obbligo matematico, ma dovrà ripetere l’impresa di aprile per il morale, per i tifosi, e anche per il calcio italiano, che in questa edizione della Champions potrebbe portare tre squadre agli ottavi: non succede dal 2012, sarebbe ora di invertire la tendenza.