Acquisti, consumi, fumo e gestione dei rifiuti domestici: l’albese Cooperativa Erica, che dal 1996 opera nel settore della comunicazione ambientale, ha presentato stamattina, 21 aprile, i risultati di una ricerca condotta durante il periodo di isolamento forzato legato alle misure di contenimento della diffusione del coronavirus. Una fotografia di come sono cambiate le abitudini degli italiani in queste settimane.
La ricerca
Hanno risposto alle domande poste dalla Cooperativa un campione di 1000 italiani, che risiede in prevalenza al nord Italia (per circa il 69%) e in gran parte in Piemonte. La fascia di età più rappresentata è quella tra i 45 e i 54 anni, seguita da quella tra i 55 e i 64 che insieme fanno oltre la metà di chi ha risposto. In maggioranza gli intervistati abitano in comuni medi, tra i 25.000 e i 99.999 abitanti.
Più frutta e verdura nel carrello
Il questionario rivela che il cambio delle abitudini della spesa è notevole. Molti, prima della pandemia, avevano l’abitudine fare acquisti nei mercati rionali (63%) o in centri commerciali di città vicine (39%) più che nella propria (24,6%), o nei negozi di prossimità (31,9%). Solo il 5,2% degli intervistati ha dichiarato di avere come abitudine gli acquisti on line prima del lockdown. I comportamenti più frequenti prima della pandemia sono oggi in molti comuni non consentiti: i mercati ambulanti sono vietati e i centri commerciali fruibili sono solo quelli del comune di residenza.
È cambiato anche cosa si acquista: il 44% compra più frutta e verdura, comportamento che si riflette anche nella maggiore produzione del rifiuto organico, riscontrata dal 69% di coloro che ha dichiarato di notare un aumento della propria produzione dei rifiuti. È aumentato il consumo di acqua in bottiglia: più 10%.
Le donne in casa fumano meno
Una sezione del questionario è dedicata ai fumatori. Sul totale del campione erano il 21,5% prima del confinamento e oggi sono il 18,4%, con un saldo negativo di circa il 3% che però è differente tra uomini e donne. Gli uomini hanno infatti un leggero saldo positivo, mentre le donne che hanno smesso di fumare sono più numerose.
Tra i fumatori di oggi, chi fuma più di prima e chi fuma meno di prima sostanzialmente si equivale (meno il 29% e più il 26%), mentre quasi la metà del campione non ha cambiato il proprio comportamento abituale (44%). Per quando riguarda il luogo in cui si fuma, il campione è coerente con il lockdown: si fuma in casa o sul balcone (93%).
Si producono più rifiuti organici e plastica
Nelle case degli italiani si registra un aumento della produzione di rifiuti organici, segnalato dal 69% del campione che riconosce un incremento nella produzione dei rifiuti, e della plastica (rilevato dal 59%). Inoltre il 40% delle persone sostiene di produrre in generale più rifiuti di prima: un dato coerente con il maggior consumo in casa dei pasti. L’abitudine a fare la raccolta differenziata non ha subito significative modifiche.
Comunicazione in tema di rifiuti
L’ultima sezione del questionario riguardava la comunicazione in merito ai servizi di raccolta differenziata e alle nuove norme in vigore al tempo del Covid-19. Solo il 37% del campione ha dichiarato di aver ricevuto informazioni specifiche su come comportarsi. La fonte della comunicazione, per il 41% di chi ha ricevuto comunicazioni, è stata il comune o l’impresa che gestisce il servizio di raccolta. Le autorità nazionali, a partire dall’Istituto Superiore di Sanità, sono al terzo posto: hanno raggiunto il 17.5% del campione.
Solo il 43% dei cittadini ha cercato informazioni sul tema della gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata. Le ricerche hanno visto per il 63,5% i giornali e la carta stampata come prima opzione e per il 35% le testate online; il 12,7 e il 7,7 degli italiani che hanno risposto all’indagine hanno scelto rispettivamente di cercare notizie su pagine ufficiali o siti istituzionali.
“I nostri comportamenti sono cambiati e in modo importante”, commenta la presidente dell’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale (Aica) Emanuela Rosio. “Non ci è più possibile fare la spesa come facevamo prima, soprattutto al mercato o in centri commerciali di altre città. Il dato positivo è che si nota un incremento di comportamenti salutari, come l’acquisto di più frutta e verdura e meno carne, però un 10% in più acquista acqua in bottiglia. Sull’acqua è importante che gli enti pubblici facciano comunicazione dicendo che l’acqua del rubinetto è controllata e in questo momento è anche la soluzione più sicura”.
Un altro nodo cruciale per Rosio è quello della comunicazione: “Solo il 40% del campione ha ricevuto informazioni su cosa fare in questo periodo in tema di gestione dei rifiuti. Le fonti principali sono i comuni o i gestori, ma i cittadini vanno a cercare le informazioni sui media tradizionali quali carta stampata e giornali on line. Questo dato è ottimo per chi fa il giornalista, ma indica una scarsa autorevolezza di chi fa comunicazione pubblica e canali non sufficienti a coprire i bisogni in tempi come questi. Insomma, sull’aspetto della comunicazione pubblica ci sono ampi margini di miglioramento”.