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Iran, chi era Soleimani e perché è stato ucciso

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Iniziata sabato scorso in Iraq e sospesa per ragioni di pubblica sicurezza in Iran: è la processione funebre del generale Qassem Soleimani, ucciso in un raid all’aeroporto internazionale di Baghdad nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 gennaio da un drone americano. Durante la cerimonia di sepoltura, almeno 40 persone sono morte e 213 sono rimaste ferite nella calca a Kerman, città natale del generale iraniano. L’uccisione di Soleimani è stata definita “un atto di guerra” dal governo iraniano.

Chi era Qassem Soleimani

Classe 1957, era comandante della divisione Al Quds dei pasdaran dal 1998: si tratta dell’apparato clandestino dei “guardiani”, il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, un organo militare istituito in Iran nel 1979. Suleimani aveva 22 anni quando decise di unirsi alla forza militare per prevenire un possibile colpo di stato che avrebbe potuto portare al ritorno del monarca destituito con la rivoluzione. Allo scoppio della guerra tra Iran e Iraq, Suleimani fu mandato a portare rifornimenti di acqua ai soldati impegnati nel conflitto. Iniziò a svolgere missioni di comando, poi venne inviato in aiuto dei ribelli afghani nel loro conflitto contro i talebani. Soleimani si guadagnò ulteriore stima tra i suoi soldati cercando di fermare gli affari illegali legati al commercio di droga al confine tra Iran e Afghanistan. Poi prese il comando delle forze Al Quds, uno strumento d’intelligence con un unico scopo: esportare la rivoluzione islamica iraniana all’estero. Le stime parlano di una forza che oggi comprende tra i 10 e i 20 mila uomini. Una forza responsabile di aver fornito armi a sostegno degli alleati, di aver assassinato politici e aver gestito una rete di gruppi responsabili dell’uccisione di centinaia di americani in Iraq.

L’ordine di colpire Suleimani è arrivato direttamente dal presidente Donald Trump, che non ha voluto informare il Congresso dell’attacco. Quando è stato ucciso, aveva 62 anni. Era ormai considerato il braccio destro della Guida Suprema Ali Khamenei, la figura politica e religiosa più importante in Iran e probabile futuro leader politico del paese. Ieri ha pregato in lacrime davanti alla bara di Soleimani – e delle altre vittime del raid statunitense – a Teheran. Il suo funerale ha portato in piazza una folla di circa 3-4 milioni di persone, cifra seconda solo ai funerali nel 1989 dell’ayatollah Khomeini, il fondatore della Repubblica islamica.

La mossa di Donald Trump

Dalla notte del raid il Presidente degli Stati Uniti d’America continua a ripetere di non voler iniziare una guerra con l’Iran. Le sue imprevedibili decisioni potrebbero però portare ad un conflitto mondiale. Era l’8 maggio 2018 quando Trump annunciò il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, senza alcuna violazione del trattato da parte dell’Iran. Da allora la tensione è aumentatata con gli Stati Uniti di Trump decisi a indebolire il regime iraniano e le sue azioni all’estero, abbandonando l’approccio diplomatico del presidente Obama, firmatario dell’accordo sul nucleare. Trump già nella campagna elettorale del 2016 era convinto che la rimozione delle sanzioni non avrebbe fatto altro che rafforzare l’Iran, lasciando al Paese più soldi da investire nei programmi missilistici. La decisione di abbandonare il trattato ha sì indebolito l’economia iraniana – rendendo complicata la vendita del petrolio – ma ha rafforzato le élite più conservatrici, guidate da Ali Khamenei e dalle stesse Guardie rivoluzionarie di Suleimani. Nell’estate del 2019 le Guardie rivoluzionarie abbatterono un drone americano, alimentando utleriormente le tensioni tra i due paesi.

Secondo il governo americano Suleimani stava preparando attacchi contro obiettivi statunitensi in Libano e Iraq. Non sono però state fornite prove a sostegno di queste affermazioni. Sembra invece che l’azione sia stata solo il risultato di una escalation di tensione data soprattutto dalle violente azioni compiute dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane in Iraq. Difficile capire se Donald Trump sarà in grado di rispondere a una probabilissima risposta iraniana. Durante la cerimonia funebre a Teheran, Zeinab la figlia del generale Soleimani, si è rivolta direttamente a Trump: “Non pensare che tutto sia finito con il martirio di mio padre. Verranno giorni bui per gli Stati Uniti e Israele”.

 

CHIARA MANETTI

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