di Camilla Cupelli
Blocco del traffico e riduzione della temperatura dei riscaldamenti in caso di emergenza: è questa la nuova politica della Giunta comunale, guidata da Chiara Appendino per combattere l’inquinamento a Torino. A essere colpite sono soprattutto le auto diesel (fino alle Euro 4) e i gpl, ma non si esclude un blocco totale in situazioni limite. Le misure sono ormai in vigore da una settimana e sono state osteggiate da più fronti, in primis dalla Confesercenti, che ha accusato la sindaca di colpire i commercianti ingiustamente. Anche la Lega e alcuni esponenti del Pd sono passati all’attacco. «Bisogna rendersi conto che stiamo vivendo una vera e propria emergenza ambientale. Può essere meno evidente rispetto a calamità naturali come terremoti o alluvioni, ma è altrettanto grave» ha scritto in una nota la sindaca, spiegando le nuove misure. L’assessora all’ambiente Stefania Giannuzzi ha dichiarato: “Queste misure però – da sole – non possono consentire il rientro dei parametri della qualità dell’aria nei limiti di legge: dipende dalle situazioni meteorologiche”.
Tra il primo gennaio e il 19 febbraio 2017 nelle quattro stazioni di monitoraggio di Torino Grassi, Lingotto, Consolata e Rubino, il PM10 ha superato il valore limite (di 50 μg/m3) rispettivamente per trentadue volte in due stazioni e per ventitré e ventiquattro nelle altre. Per ben sette volte da gennaio, inoltre, i valori registrati sono stati il doppio dei valori limite nella stazione di Torino Grassi, e nella stessa il 9 gennaio il valore è risultato triplicato, 150 μg/m3 (fonte: Sistema Piemonte).
Secondo il Decreto legislativo 155/2010, PM10, biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) sono i tre valori principali da tenere sotto controllo per valutare la qualità dell’aria. Sono anche i tre “fuorilegge” a Torino, dato che – su dodici parametri previsti in totale dalle norme europee – questi continuano a sforare i limiti giornalieri previsti.
“Il PM10 ha effetti negativi molto seri sulla nostra salute”, racconta Francesco Lollobrigida, tecnico dell’Arpa Piemonte per il monitoraggio della qualità dell’aria, “ed è talmente microscopico da essere invisibile all’occhio umano. Ma, secondo molti studi, provoca gravi danni alla salute”. L’alta concentrazione di questo tipo di particolato è dovuta “innanzitutto alle automobili diesel, e poi ai riscaldamenti. Ma non tutti: sono soprattutto quelli da biomasse, cioè alimentati a legna a determinare il problema. Stiamo cercando di lavorare anche sul piano culturale perché le persone pensano che bruciare la legna sia “naturale”, ma trascurano il fatto che questo ha comunque un impatto significativo sull’inquinamento atmosferico”.
Per calcolare i valori degli inquinanti, l’Arpa ha diverse stazioni di monitoraggio in funzionamento per 24 ore al giorno, alcune situate in zone trafficate, altre in aree residenziali. A partire dai valori calcolati giornalmente, si fa una media nel lungo periodo: “La buona notizia è che da anni sono migliorati i valori degli inquinanti sul livello medio annuale, ma sugli sforamenti giornalieri abbiamo ancora molto da fare”, aggiunge ancora Lollobrigida.
Sul sito del Sistema Piemonte, i dati rilevati sono pubblicati quasi in tempo reale: tra questi, uno dei più importanti è l’Ipqa, l’Indice previsionale della qualità dell’aria, che indica tramite variazioni cromatiche riprodotte su una mappa del Piemonte la qualità dell’aria che respiriamo e le zone di rischio. L’analisi dei dati ci restituisce una città in difficoltà a rispettare gli standard europei, ma è pur vero che i picchi di allarme si hanno sempre d’inverno, soprattutto in caso di scarsa pioggia come quest’anno. “Il valore dell’ozono dovrebbe comunque preoccuparci allo stesso modo”, dice ancora Lollobrigida, “ma i picchi sono d’estate e in quel periodo, purtroppo, nessuno si preoccupa di parlarne”.