Diciassette articoli per promuovere una corretta informazione. Si tratta della “Carta dei Valori dell’Informazione e della Comunicazione in Sanita”, presentata questa mattina, giovedì 21 marzo, a Palazzo Madama. La carta porta la firma della rete oncologica Piemonte e Valle D’Aosta, dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte e di diversi ordini professionali, come quello dei medici e dei giornalisti. Il documento aggiorna la Carta di Torino del 2008 e introduce nuovi articoli, dal 9 al 12, incentrati sull’accuratezza e la prudenza nel trattare i temi sanitari. “Spesso i quotidiani hanno abbracciato notizie miracolistiche, senza controllare quello che proveniva dagli uffici stampa delle ASL”, ha spiegato Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento Interregionale ed interaziendale della Rete Oncologica Piemonte e Valle D’Aosta. “Intervistare un personaggio dello spettacolo sui problemi di salute, senza avere un’adeguata preparazione per poter controbattere alle sue affermazioni, comporta una perdita di credibilità”. Secondo Bertetto i problemi risiedono anche nell’utilizzo dei social e nelle fake news che vi circolerebbero: “Se un cittadino rinuncia all’acquisto di un giornale, fidandosi di quello che passa su Facebook, perdiamo la capacità di leggere il mondo con criticità”.
Parole a cui fanno eco quelle di Alberto Sinigaglia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti Piemonte. “Il giornalista deve essere credibile e informare correttamente”. Come faceva Gigi Ghirotti, cronista de “La Stampa”, morto il 17 luglio del 1974 dopo aver lottato duramente contro “il linfoma di Hodgkin”, malattia che gli era stata diagnosticata dopo una lunga trafila di ricoveri nelle strutture ospedaliere pubbliche. E che raccontò nel libro – inchiesta “Lungo viaggio nel tunnel della malattia” e in alcune cronache pubblicate dal quotidiano torinese. “La firma della Carta dovrebbe portare il suo nome”, ha ricordato Sinigaglia.”L’inchiesta di Ghirotti diede una scossa all’Italia di allora, in un’epoca in cui la televisione guardava i giornali e non viceversa”.
Ma oltre alla firma del compianto giornalista forse ne manca un’altra. Quella “dell’associazionismo dei pazienti”. Secondo Bertetto, “Anche loro devono fidarsi in modo diverso e, probabilmente, il proseguo di questa carta richiede anche un loro coinvolgimento”. Perché la medicina contemporanea deve “avere la capacità di ascolto, di comunicazione e di relazione” ed essere capace di ‘sentire quello che la persona dice”.