In coda per Luciana Littizzetto: si ride delle “piccole cose certe”

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Una suora mancata. Sì, proprio lei, Luciana Littizzetto, che si confessa al pubblico della Sala Oro dell’Oval Lingotto, alla 32esima edizione del Salone Internazionale del Libro. Da torinese gioca in casa e confida che vede la Mole Antonelliana dalla finestra del suo scrittoio. Dice di amare il suo pubblico, regalando battute e portando una ventata di leggerezza.

Quando era piccola studiava dalle suore che la esortavano ad ascoltare la chiamata di Dio. E lei aspettava pazientemente quella chiamata. Ma come poteva proprio lei, che era già una bambina vivace? “A Gesù piacciono i granellini di pepe”, la incoraggiavano le clarisse. Quella chiamata arriverà con un fischio alle orecchie durante gli esercizi spirituali. Oggi Lucianina coltiva un ottimo rapporto con le monache che l’hanno educata, una in particolare è del Cottolengo.

A presentare il suo libro “Ogni cosa è fulminata (Mondadori)” c’è Vic, conduttore di RadioDeejay, con cui la Littizzetto divide il microfono della “Bomba” ogni sabato mattina . Vic prova a spalleggiarla provando a fare il verso a Fabio Fazio, che apre l’incontro con un messaggio registrato da Milano, seduto sul divano con tanto di cervicale. “Lo stiamo perdendo”, scherza la Litti, che lo presenta come uno degli uomini della sua vita, da quattordici anni mattatrice della striscia comica di Che tempo che fa.

Per ascoltare la Littizzetto il pubblico era in coda già un’ora prima dell’evento. In sala si ride delle “piccole cose certe”, gli accadimenti del quotidiano vivere. “Viva Torino. Di professione faccio la scema e ne sono lusingata”, ammette. È l’insostenibile leggerezza dell’essere che sembra nascondere qualcosa di più profondo, di mai rivelato. “Ma è così difficile trovare la leggerezza nel quotidiano. Scrivere cazzate – ammette – richiede del tempo e dello studio. Bisogna pensare per scrivere cazzate”.

L’ispirazione la trova nelle scene di vita quotidiano: al mercato del pesce di Porta Palazzo una signora l’ha freddata così: “È lei la Littizzetto? Sa che la facevo più brutta!”. Autoironica, talvolta demagoga, amata ma anche odiata dai social per le sue battute sessuali (anche al Salone immancabili il walter e la jolanda) e per il suo faraonico stipendio, prova a dare una dritta ai giovani in carriera e in difficoltà: “La strada non è mai dritta. Ma già è tanto avere qualcosa che ti piace. Bisogna darsi del tempo. Purtroppo – lamenta – in tv non c’è più tempo e non si sperimenta più. Tutti vogliono vendere ascolti e fare soldi. Prima i programmi si sperimentavano e il successo o meno richiedeva del tempo”.

Lucianina racconta i retroscena del suo camerino a RaiUno, il “camerino sfigato”, che viene sacrificato per le star più capricciose. “Una volta è venuta Madonna e ha preteso la moquette e le tende nere, con una spruzzata di profumo di bosco di conifere. Un giorno arrivo e non trovo più il mio frigo, perché c’era la Ferilli e l’avevano traslocato”.

Le “piccole cose certe” sono anche le pentole progettate con il manico più pesante, o le teiere che “pisciano” dappertutto tranne dal beccuccio. O ancora le maglie che si “spallinano” e non hanno ancora inventato un detersivo che elimina i pallini.

Una Littizzetto politically correct. Una “scema di professione”.

NICOLA TEOFILO