La crisi generata dall’alba della pandemia nel 2020 è stata ben più grave di quanto possiamo immaginare. Il IV rapporto monitor sulle imprese stilato da Cna, curato dal professor Daniele Marini, docente di sociologia all’Università di Padova, sottolinea come il calo di Pil a livello mondiale sia stato tre volte superiore a quello provocato dalla grande crisi economica del 2008. Una battuta d’arresto devastante cui però è seguita una reazione positiva nel 2021.
Il rapporto di quest’anno, basato sull’analisi di 1300 imprese, può essere sintetizzato in tre parole: rimbalzo, che indica come, dopo aver toccato il fondo, l’economia sia risalita; ricostruzione, che evidenza come in realtà questa svolta non sia provvisoria, ma voglia essere stabile e permanente nel corso del tempo; rinnovamento, che anticipa uno dei temi centrali di questa relazione che analizza l’investimento in innovazione e nuove tecnologie da parte delle aziende.
C’è però una quarta “R”, ovvero il rallentamento. La crescita economica si sta affievolendo e l’obiettivo è cercare di non perdere il ritmo. A guardare con maggior profondità, si tratta della conseguenza di una minore marginalità di guadagno dovuta ai rincari: prezzi dell’energia e delle materie prime. Una riduzione che si trasforma, per il mondo della microimpresa e dell’artigianato, nella riduzione di investimenti a fronte della conservazione del capitale umano.
“Gli spunti che questa ricerca ci hanno dato ci consentono di poter meglio lavorare insieme alla Regione Piemonte e alle altre istituzioni alla creazione di politiche pubbliche a favore delle nostre imprese in un momento delicato come quello che stiamo vivendo – dichiara Bruno Scanferla, presidente di Cna Piemonte – Siamo infatti ben lontani dalla fine dell’emergenza. Qualora questo momento rappresentasse la fine della pandemia come l’abbiamo vissuta, l’emergenza per le nostre imprese permarrà ancora per un tempo che non siamo in grado di circoscrivere”.
Le piccole imprese devono investire nella digitalizzazione
Un dato molto importante evidenziato da Cna è come anche le piccole imprese artigiane abbiano iniziato a dotarsi di strumenti digitali. Quelli di base come computer, connessione internet e un sito dedicato all’azienda sono ormai utilizzati dalla quasi totalità delle imprese (salvo uno zoccolo duro del 16% che lavora completamente in analogico), ma la storia cambia quando si comincia a parlare di strumenti più avanzati come app dedicate scaricabili e piattaforme di e-commerce per vendere i prodotti. Soprattutto le aziende piccole, faticano molto ad aggiornarsi e si evidenza una tenza viziosa che si autoalimenta: le piccole aziende artigiane per investine nell’innovazione digitale fanno sempre ricorso al risparmio privato derivato dai propri guadagni, ma i guadagni sono contenuti a causa della situazione di crisi e per la difficoltà di vendere i propri prodotti o servizi su canali online. Un cane che si morde la coda, ma le aziende preferiscono pagare di tasca piuttosto che rivolgersi ad istituti di credito.
A questo propostio è intervenuta Paola Garibotti, responsabile regionale di Unicredit: “Il mondo delle imprese artigiane nel territorio rappresenta una solida realtà del sistema produttivo. Abbiamo registrato una grande vivacità dell’economia reale. Lato corporate abbiamo concluso l’anno scorso nel Nord Ovest con oltre mille operazioni di finanziamento per un totale erogato di oltre 1,1 miliardo di euro”.
Garibotti ha aggiunto: “Per quanto riguarda le piccole aziende UniCredit nel nord ovest ha erogato quasi mezzo miliardo in 6.500 operazioni, numeri significativamente superiori al pre-pandemia: nel 2019 infatti furono 6371 operazioni per 356 milioni. Molte delle risorse sono legate al rinnovo dei macchinari, aggiornare prodotti e produzioni, c’è una grossa ondata legata all’impatto ambientale come al finanziamento per costruire strutture immobiliari green. Grazie alle risorse provenienti dall’UE col PNRR, anche per il mondo artigiano è questo il momento di spingere sull’acceleratore, puntando dritto verso i processi di digitalizzazione e innovazione, per uno sviluppo strutturato e al passo con i tempi della nostra economia”.
L’obiettivo resta quindi quello di agevolare e spingere sulla digitalizzazione. Per rispondere ad eventuali obiezioni luddiste, nel report stilati si evidenzia anche come l’innovazione tecnologica e l’implementazione di nuovi strumenti digitali non abbia generato un calo dell’occupazione. La tecnologia si affianca all’uomo, non lo sostituisce. I livelli occupazionali, all’interno delle ditte artigiane e delle piccole imprese nel primo semestre 2021, sono rimasti – per la grande maggioranza dei casi (72%) – sostanzialmente stabili. Nel contempo, però, la differenza fra chi ha aumentato il proprio organico (12%), rispetto a chi l’ha diminuito (16%), vede prevalere i secondi, generando così un saldo negativo (-4%) che però migliora di molto rispetto a quanto rilevato nel 2020 (-27,6%) e negli anni precedenti.
Da dove viene il capitale umano?
Per quanto riguarda i canali attraverso i quali un’azienda recluta personale, è stata stilata una classifica che evidenza le principali fondi di capitale umano:
CNA Piemonte | Italia* | |
Passaparola con amici, conoscenti | 31,9 | 17,7 |
Coinvolgendo i dipendenti per avere segnalazioni | 14,8 | 10,9 |
Agenzie per il lavoro | 13,8 | 16,6 |
Centro per l’impiego | 8,8 | 3,8 |
Attraverso i social network | 5,5 | 15,9 |
Curriculum su banche dati online | 4,1 | 12,9 |
Attraverso il sito aziendale | 2,3 | 12,0 |
Inserzioni sui giornali | 1,8 | 3,1 |
Altro | 17,0 | 7,1 |
La tabella evidenzia una tendenza positiva nel creare una rete di telazioni tra chi cerca e offre lavoro, ma presenta anche un problema: uffici di collocamento, agenzie interinali e canali online stanno molto sotto al semplice passaparola.