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Il piccolo Eitan si è svegliato: gli aggiornamenti sulla tragedia del Mottarone

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Eitan ha riaperto gli occhi e ora vive senza tubi. La notizia più importante della mattinata arriva dall’ospedale Regina Margherita di Torino, dove il bambino di 5 anni è ricoverato da domenica 23 maggio, giorno della tragedia del Mottarone. “Per un momento – dice il direttore generale della Città della Salute di Torino, Giovanni La Valle – Eitan ha ripreso conoscenza, il risveglio sta proseguendo”. Il piccolo è l’unico sopravvissuto al crollo della Funivia Stresa-Mottarone, vicenda su cui pian piano iniziano ad intravedersi i primi bagliori di luce. All’alba di oggi, mercoledì 26 maggio, ci sono stati i primi arresti. Si tratta del titolare di Mottarone Ferrovie Srl, Luigi Nerini, e di due suoi collaboratori, il direttore dell’impianto Gabriele Tadini e il caposervizio Enrico Perocchio. I tre, secondo le accuse, avrebbero volontariamente lasciato attivo il forchettone che impedisce l’attivazione del freno di emergenza. La Pm di Verbania Olimpia Bossi parla di ” un quadro fortemente indiziario”, un rischio quello preso dall’impresa per evitare un possibile blocco della funivia, causato da alcuni malfunzionamenti che alcuni interventi tecnici nei giorni scorsi non sarebbero bastati a risolvere. I tre ora dovranno rispondere di omicidio colposo e di rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Sono in corso anche accertamenti per capire se il personale della funivia fosse a conoscenza delle azioni dei gestori.

Gli inquirenti, intanto, lavorano parallelamente per accertare le causa della rottura del cavo, da cui si è originato l’incidente. Le verifiche tecniche effettuate fino a due giorni prima del dramma, non avevano mostrato criticità, ma ora sarà effettuata una perizia, che arriverà domani sul tavolo della Procura, da cui ci si aspettano molte risposte. Certo, il cavo non era mai stato sostituito da 24 anni a questa parte, e potrebbe aver risentito dei segni del tempo. Alcuni esperti, hanno avanzato l’ipotesi di un’analogia con il crollo del Ponte Morandi, in cui l’acqua e l’umidità avrebbero giocato un ruolo fondamentale nel corrodere la fune in acciaio. Ma per ora non ci sono conferme, i dubbi persistono e i nodi da sciogliere rimangono molti.