Una narrazione rinnovata, approfondita e interattiva. Il Museo Egizio di Torino nella mattinata di giovedì 19 dicembre, alla presenza della sua presidentessa Evelina Christillin e del direttore Christian Greco, ha aperto al pubblico spazi inediti per raccontare i 200 anni della propria storia. Il nuovo percorso biografico all’interno dell’ex Collegio dei Nobili è stato modellato intorno agli studi condotti dal curatore Beppe Moiso e dall’archivista Tommaso Montonati.
Per il rinnovo delle cinque sale sono stati investiti (totalmente autofinanziati) 350 mila euro. È un intervento, iniziato questo autunno, che ha avuto come protagoniste le cosiddette sale storiche, quelle con cui i visitatori iniziano il percorso al piano ipogeo, dove l’itinerario alla scoperta dell’antico Egitto è introdotto da un racconto sulle origini del Museo stesso. Ad accogliere i visitatori da oggi c’è la statua di Ramesse II, dopo la quale si svelano la Mensa Isiaca, una tavola metallica di provenienza romanica e gli altri reperti che testimoniano la genesi della collezione.
Negli ultimi anni, l’equipe del Museo Egizio si è impegnata in una costante opera di ricerca e indagine coinvolgendo, in particolare, l’ambito archivistico. Questo ha permesso di tratteggiare con accuratezza le vicende storiche dell’istituzione culturale torinese ma anche di rileggere pagine dell’egittologia.
Da qui è nata l’idea di dare nuova forma alle cinque sale, fornendo una risposta articolata al quesito che inevitabilmente ci si pone varcando la soglia dell’edificio al numero 6 di via Accademia delle Scienza: perché il Museo Egizio è a Torino?