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Il mondo dei dati è “per soli uomini”, anche quello

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This is a man’s world cantava James Brown oltre mezzo secolo fa. L’uomo lavora, costruisce, inventa, plasma il mondo a sua immagine e somiglianza. Ancora oggi ci ritroviamo in un mondo a misura d’uomo, di “maschio standard”, che resta il modello su cui è costruita la società, fin nelle sue fondamenta. 

Dalle città, ai medicinali, all’informazione, la realtà si basa su una raccolta dei dati – che per definizione dovrebbe essere oggettiva – parziale, incompleta, incentrata tutta sull’uomo: un vero e proprio “maschilismo dei dati”. Ce ne parlano i giornalisti, rispettivamente de La Stampa e del Sole24Ore, Emanuela Griglié e Guido Romeo nel loro libro “Per soli uomini” (Codice Edizioni).

“Io per lavoro mi occupo di questioni di genere e empowering femminile per La Stampa – racconta Griglié – raccoglievo e collezionavo foto, articoli di giornale di successi delle donne ed erano tutti raccontati in modo un po’ becero: il focus era quasi sempre più sul loro genere che sul loro curriculum”. Poi, nel 2019, la molla a far scattare l’idea per uno studio più approfondito: “La Nasa aveva fatto questa campagna pubblicitaria e mediatica pazzesca su quella che doveva essere la prima missione tutta al femminile. Poi a tre giorni dalla partenza è stata rimandata perché non c’erano in tutta la stazione due tute della giusta taglia. Mi si è aperto un mondo”.

La volontà di aprire alle donne ci sarebbe, ma mancano le infrastrutture: “Spesso sono iniziative di facciata proprio perché non ci sono i presupposti: le donne per coglierle sono costrette a scimmiottare gli uomini, adattarsi ai loro ritmi e ai loro corpi”. Dalla voglia di capire come si poteva favorire un vero cambiamento, cosa dovesse essere modificato sotto la superficie, nasce il loro progetto.

“Da uomo sono interessato alla tematica, ma inizialmente mi sentivo meno coinvolto nella lotta – afferma Romeo – a farmi fare click è stato l’aspetto più legato all’innovazione e all’impatto economico delle donne. Mi è sembrato paradossale che non si riuscisse a fare cose più adatte a tutti. Usare dei parametri di genere nella progettazione e nel city planning, ad esempio, in realtà permette di costruire città più sofisticate, con servizi per tutti, meno attriti e meno costi sociali. Cominciare a pensare in questa ottica è fondamentale “.

“È urgente superare l’opposizione insita nel dibattito. Più giustizia e meritocrazia per le donne non significa togliere qualcosa agli uomini, i diritti non sono a somma zero” sottolinea Griglié. “Spesso poi le diseguaglianze sono frutto di consuetudine: retaggi del passato che non sono stati modificati con l’arrivo delle nuove tecnologie, ma più per noncuranza. Sono meccanismi inconsci che ormai penalizzano tutti indistintamente, anche gli uomini: non esiste più il modello di maschio lavoratore per cui sono stati pensati i trasporti pubblici, ad esempio. Il cambiamento favorisce tutta la società”. 

Inoltre ci avviamo verso una realtà sempre meno rigidamente definita dal sesso, ricorda Romeo: “Siamo ancorati a un dualismo fra maschile e femminile, con le loro peculiarità specifiche che tradizionalmente gli associamo. Le classiche caratteristiche manageriali – l’essere assertivo, visionario, individualista – sono viste in maniera positiva per gli uomini, mentre fanno tacciare le donne di prepotenza. Spero che i nostri figli vivranno in un mondo molto più aperto per quanto riguarda lo spettro contemplato. Già negli Stati Uniti si parla di fluidità di genere da un po’, con i nostri soliti ritardi ci arriveremo forse fra una decina d’anni”.

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