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Il mondo che verrà per Crosetto e Guerini

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Fine del mondo multipolare, ascesa della Cina, dar vita a un esercito europeo comune. Tanti i temi affrontati dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, nel pomeriggio del 18 maggio al Salone del Libro di Torino. Nel corso della presentazione dell’ultimo saggio “Il ritorno degli imperi” (Rizzoli) del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, non poteva che saltar fuori l’argomento cardine che scuote il dibattito pubblico dal 24 febbraio 2022: l’aggressione russa all’Ucraina. Le vorticose dinamiche geopolitiche, certo, ma anche le azioni e reazioni degli altri paesi. Con aderenza a un presente complesso, incagliato tra giochi di forza, spinte diplomatiche e difficile comprensione del caos sul fronte.

Infatti, “in Ucraina la guerra sta continuando – ha detto Crosetto -. Come governo stiamo cercando di sostenere la sua popolazione e tentando ogni giorno una via per la pace tra i due contendenti”, visto e considerato che “più va avanti questa violenza, più lascerà una ferita profonda”. Annuisce colui che gli ha passato la poltrona alla Difesa, coperta dal 2019 fino al governo Draghi. Uno degli “interlocutori più stretti e privilegiati col ministero – dice il ministro -, soprattutto per l’invio di aiuti all’Ucraina. Con Lorenzo abbiamo le stesse idee in merito allo sguardo sul mondo da adottare”. Ergo: casacche diverse sì, ma unione d’intenti in termini istituzionali. Sinonimo di “maturità e credibilità del Paese”, commentano tutti all’unisono.

Non a caso, sia Guerini sia Crosetto hanno confermato la linea insindacabile che l’Italia deve continuare a seguire: la trasmissione d’armi all’Ucraina. Perché per quanto “oggi siamo una delle nazioni a cui la guerra dà più fastidio – argomenta il ministro -, le armi non rappresentano l’evocazione di una volontà di avere la guerra. Servono per resistere e liberare, con l’idea che la pace sia coniugata alla libertà”. Libertà che passa dalla liberazione del Paese che “ha dimostrato al mondo come le nazioni si salvano combattendo”. Ed è “il supporto con le armi – rincara Guerini – a consentire di poter parlare di diplomazia visto che così l’Ucraina sta sopravvivendo. Altrimenti la parata del 9 maggio sarebbe stata a Kiev, non a Mosca”.

Il cambiamento mondiale

Mondo mutato da quella fatidica data, 24 febbraio 2022. Quando il globo è sembrato restringersi tutto d’un tratto e l’Italia ha riallacciato i cavi con “il suo faro”: “atlantismo, europeismo, attenzione agli scenari di crisi e l’idea di un Mediterraneo allargato”, elenca Guerini. Per cui però non si può parlare solo di crisi regionale, circostanziata. “In un mondo così interdipendente e globalizzato – sostiene il deputato Pd – una crisi regionale ha comunque ripercussioni nelle relazioni internazionali. Questa guerra ci tocca perché sul terreno europeo torna l’uso della forza come mezzo per ridisegnare i confini, creare una politica di potenza e modificare lo status quo”. Senza dimenticare le ripercussioni su più fronti, come quello del Mediterraneo, “mai stato così affollato come oggi – commenta Guerini – E dove la Russia ha una certa presenza in Libia, Algeria, Siria, fino ad arrivare al Sud Sudan e Mali. Soltanto il Niger mantiene un ancoraggio fisso con l’Occidente e l’Europa”.

Un registro, quello imperialista e belligerante, abbandonato dalla conferenza di Postdam in poi. Con un nuovo ordine mondiale sul piatto (“è una guerra che ci riguarda perché l’Ucraina difende i nostri principi, formalizzati nell’articolo 51 della Carta Onu”) e una stella polare da seguire, la democrazia. Poiché “le democrazie non si fanno la guerra tra loro – puntualizza Guerini – e immaginano come le crisi possano essere risolte con lo strumento diplomatico”. Anche in quest’ottica il presidente del Copasir dice che “l’Europa è una conquista” e “l’aggressione russa è una sfida all’architettura della sicurezza europea”.

Ruolo della Cina, ma non solo

“Ci piaccia o meno, in questa crisi la Cina può vantare una vittoria diplomatica, ha legato la Russia a sé”. Così analizza la posizione del Dragone il deputato dem. Che riconosce quanto sia frastagliato il mondo, non riassumibile in soli “quattro imperi, il cui ruolo non è da sottovalutare dato che ricostruiranno il nuovo ordine mondiale”. Con quale schema? Non di certo unipolare, bipolare o, ancora, multilaterale visti “gli strumenti in crisi e le Nazioni Unite paralizzate”. Per questo, si farà i conti con un’India, da poco prima potenza demografica, e una Cina in ascesa. Un governo che “ambisce a essere anche una potenza militare – continua Guerini – e sta investendo con una crescita imponente, pur non essendo ancora ai livelli degli Stati Uniti d’America”, ma con ancora diverse contraddizioni come “le conseguenze del long Covid che si porta appresso e quanto emerso dall’ultimo congresso del Partito Comunista”.

A venirgli dietro è il ministro Crosetto, secondo cui “le autocrazie si stanno dimostrando sempre più forti e attrattive”. Fra queste, la Cina che “ragiona a lungo termine ed è l’unica nazione che sta guadagnando da questo conflitto, attraendo verso il suo polo la Russia e conquistando l’Africa”. Investimenti consistenti per l’estrazione di materie prime (terre rare, litio, cobalto), ma anche indirizzati sul piano militare. Ovviamente con l’obiettivo dichiarato di raddoppiare i numeri nell’esercito. Il presagire di un vero impero con lo spirito dell’antichità e la propulsione al presente. Ruolo neanche considerato per un’Europa “troppo divisa”, commenta il fondatore di FdI: “esiste burocraticamente, ha una moneta comune, ma non ha un esercito comune. A oggi conta solo 500 unità che semmai dovessero essere spedite in Ucraina, non resisterebbero neanche un giorno”.

Guardare alla difesa è una priorità, in altre parole. Intrecciata a un giro di boa del 2024, secondo Crosetto: le elezioni statunitensi. “Se gli Usa smettessero di sostenere l’Ucraina – commenta -, la Russia entrerebbe nel Paese, farebbe lo stesso nel Baltico per espandere la sua sfera d’influenza e nessuno in Europa saprebbe difendersi, esclusa la Francia”. Ecco perché l’Europa deve ancorarsi più che mai all’Occidente nel suo complesso e puntare a quella fetta di mondo ancora libera. Così da trovarsi pronta alla prossima sfida tra modi di concepire la civiltà, sia pur nella sua divisione insita nello stesso mondo occidentale. E a quel punto, cosa dovrà fare l’Occidente? “Non più esportare democrazia nei Paesi liberi come in passato – chiosa Crosetto – ma puntare su ricchezza, sanità, cultura e crescita. È questo il ripensamento culturale che bisogna mettere in atto”.

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