In un locale torinese, tra un espresso e un piatto caldo, si intrecciano storie, fragilità e possibilità. Si chiama Pandàn, ma non è un semplice bar: è il volto visibile di un modello imprenditoriale unico in Italia, ideato dalla cooperativa sociale Esserci, che ha fatto dell’incontro tra servizi alla persona (tipo A) e inserimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo B) la sua firma distintiva. “È un modo per ottimizzare risorse e generare benefici concreti per chi ne ha più bisogno”, spiega Paolo Vallinotti, coordinatore dell’area ristorazione e comunicazione del progetto.
Tra le iniziative nate in questo contesto c’è anche l’Alzheimer Caffè, uno spazio pensato per chi vive con disturbi neurocognitivi e per chi se ne prende cura ogni giorno. “Il Caffè è nato con la scusa del dire “prendiamoci un caffè insieme” – racconta Vallinotti – un luogo informale, aperto a tutti, dove incontrarsi e stare insieme”.
È da questo gesto quotidiano che prende forma un percorso più ampio: momenti condivisi che diventano occasioni di stimolazione cognitiva, camminate, socializzazione, senza mai appesantire l’esperienza con spiegazioni tecniche ai beneficiari. “Lasciamo che le persone vivano quel tempo con leggerezza. Ma dietro ogni proposta c’è un pensiero preciso, una cura”, sottolinea.
Lo spazio è aperto anche ai familiari, che qui trovano una pausa, un confronto, un sostegno. Alcuni, grazie alla forza comune, hanno scelto di andare oltre: hanno promosso iniziative di sensibilizzazione e partecipato a incontri istituzionali, portando le proprie istanze fino in Regione Piemonte, per chiedere luoghi dove le persone si sentano accolte, ascoltate, supportate.
Il progetto dell’Alzheimer Caffè è nato da una domanda di un cliente abituale: “Cosa fate per le persone anziane?”. In quel periodo, Esserci collaborava con una Rsa, ma quella sollecitazione ha acceso il desiderio di fare qualcosa di nuovo. Dopo una mappatura delle iniziative già attive a Torino e un confronto con realtà esperte – come il Rifugio Re Carlo Alberto di Val Pellice – è arrivato un finanziamento che ha permesso l’avvio di una consulenza specialistica durata oltre un anno. Da lì, sono nati l’Alzheimer Caffè e la Comunità Amica delle Demenze di San Salvario.
Oggi, sono cinque le sedi coinvolte nell’iniziativa – Pandan, Cecchi Point, Spazio Benesserci, Biblioteca Civica Germana Bocca e Planetario di Torino – ma la volontà è quella di espandersi per avvicinarsi a chi vive con queste fragilità. Infatti, secondo il più recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), diffuso nel 2024, in Piemonte si contano oltre 92 mila persone con una diagnosi di demenza tra gli over 65, a cui si aggiungono più di 1700 casi di esordio precoce tra i 35 e i 64 anni. Il bisogno è evidente e crescente, ma a frenare lo slancio è l’assenza di fondi stabili da parte delle istituzioni. “Non ci sono contributi istituzionalizzati da parte del Comune o della Regione – spiegano da Esserci – ogni progetto deve trovare di volta in volta il proprio sostegno economico, però il bisogno c’è e resta una delle priorità su cui vogliamo investire”.
Ma l’Alzheimer Caffè è solo una delle declinazioni possibili di questo modello ibrido, che punta a fondere inclusione sociale e autonomia. La stessa logica si applica anche ad altri ambiti, come la sartoria, l’agricoltura sociale e la produzione di oggetti di design con materiali di recupero: qui, accanto all’inserimento lavorativo – attività cardine della cooperazione di tipo B – si sviluppano percorsi pensati per rafforzare competenze trasversali, come l’organizzazione del tempo, la gestione delle relazioni e la costruzione dell’autonomia.
La complessità della cooperativa è il suo tratto distintivo: Esserci lavora infatti su più fronti, adattandosi continuamente ai cambiamenti normativi e sociali, contando all’attivo 63 servizi. Oltre all’area Alzheimer, restano numerosi progetti dedicati alla marginalità, all’inserimento lavorativo, ai minori, alle persone migranti e alla promozione del benessere. Settori diversi, ma uniti da un’idea comune: generare impatto sociale concreto, attraverso luoghi vivi, relazioni e lavoro. Allo scopo si aggiunge anche quello della sostenibilità. “Sull’impatto sociale abbiamo già una certa esperienza, anche grazie al bilancio che redigiamo da tempo, ma sul fronte ambientale vogliamo fare un salto di qualità e inserirlo nel prossimo piano d’impresa” ha dichiarato Daniela Ortisi responsabile dello sviluppo che comprende l’area progettazione, comunicazione e marketing di Esserci.
Alcune azioni in questa direzione però sono già partite, anche se in forma sperimentale: si è lavorato sul controllo dei consumi, sull’utilizzo di detersivi ecologici nei servizi residenziali, sulla riduzione della plastica, sull’approvvigionamento di cibo fresco e sostenibile. C’è poi l’attenzione alla logistica: “Per le consegne agricole utilizziamo cargo bike e pattini a rotelle, ma l’obiettivo è farli diventare parte integrante e strutturata dei nostri servizi”, ha concluso Ortisi.














