Un riconoscimento per le imprese artigiane che operano nel territorio garantendo il rispetto della storia e della qualità del prodotto per i settori del manifatturiero e dell’alimentare. Si chiama eccellenza artigiana, e fino ad oggi è stata riconosciuta a quasi 2600 aziende piemontesi. Per potenziarne la conoscenza, soprattutto da parte dei consumatori vent’anni dopo dalla sua attuazione, è stata proposta la revisione del marchio. Questo perché possa essere percepito sempre più come sinonimo di prodotti certificati e di qualità.
Si tratta di un riconoscimento particolarmente importante in Piemonte dove l’artigianato è una realtà imprenditoriale che conta il 27% delle aziende sul totale delle imprese e occupa 141mila lavoratori. Quasi l’80% del comparto è costituito da ditte individuali, quelle dove più frequentemente si riscontra l’eccellenza e l’originalità del prodotto artigiano artistico e tradizionale.
“L’artigianato deve essere un’opportunità di lavoro vero e giustamente retribuito. Ciò di cui l’artigiano oggi ha bisogno è la valorizzazione della qualità: il futuro del Piemonte non può basarsi sulla quantità. Nessuno meglio dell’artigiano può rispondere a questa esigenza. Noi siamo bravi in molte cose, in molte filiere. Questo è un elemento che dobbiamo valorizzare. E la revisione dell’eccellenza artigiana è il primo passo in questa direzione”. A dirlo è l’assessore regionale all’Artigianato Andrea Tronzano insieme a Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa.
“Ovviamente – ha continuato Tronzano – a questo importante primo passo devono seguirne altri. Sostanzialmente due, tra loro collegati: il piano competitività e poi il bando da 90milioni di euro sul fondo unico, di cui 25milioni destinati agli artigiani. Siccome la nostra base produttiva è costituita da imprese micro e piccole, questo piano è centrale per rispondere alle esigenze dei lavoratori per ottenere tassi agevolati e anche una quota a fondo perduto”.
Il marchio regionale diventerà un riconoscimento a tutto tondo in grado di tenere conto non solo del saper fare ma anche del sapersi presentare. Nuovi saranno anche i criteri di valorizzazione che tengono conto del miglioramento della gestione d’impresa, della tradizione e del legame con i territori. Ma anche della formazione continua, della sostenibilità socio-ambientale e dell’apertura verso i mercati internazionali.
Con la rivisitazione del marchio è stato stabilito che questo non sarà eterno ma dovrà essere rinnovato ogni 5 anni. “Proprio per questo contiamo sulla capacità degli artigiani di ‘rimanere sul pezzo’. Cioè sulla loro capacità di continuare a offrire prodotti di alta qualità”, ha sottolineato Tronzano.
Questo settore produttivo dovrà impegnarsi anche in altre sfide. “L’artigianato, come tutti gli altri settori produttivi – ha sostenuto Fabrizio Actis – , sarà sempre più tecnologico e quindi richiederà personale sempre più qualificato. Proprio per questo i bandi dovranno diventare operativi: per dare ossigeno alle nostre imprese, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto del credito. L’artigiano in italia rappresenta il 98% del tessuto produttivo e riguarda la metà del personale dipendente presente in tutto lo Stato. La piccola impresa deve essere rilanciata e rivalutata. Se crescono le imprese, cresce il territorio”.