La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Il grazie al Piemonte dall’ambasciatore ucraino

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“Un’altra notte terribile per l’Ucraina. Un’altra notte di attacchi missilistici, con vittime e infrastrutture colpite”. Così l’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk, intervenuto a Torino ospite dell’Amministrazione regionale, ha raccontato “il giorno dopo” un’altra notte di attacchi alla centrale di Zhaporizhzhia, a Odessa e in altre aree del Paese. “La Russia sta minacciando tutto il mondo con il nucleare – ha proseguito Melnyk – . Dobbiamo essere uniti per proteggere questi luoghi, soprattutto quelli in cui si trovano le centrali nucleari, dalla possibilità di attacco. Per questo stiamo lavorando per consegnare sistemi di difesa antiaerea. Ne parleremo a Roma”. 

La giornata piemontese dell’ambasciatore è cominciata all’ospedale pediatrico Regina Margherita, dove ha fatto visita ai bambini ucraini in cura. Poi la conferenza stampa al quarantesimo piano del grattacielo della Regione, nel corso della quale Melnyk ha parlato di ricostruzione. “Un messaggio di speranza”, per il presidente Cirio, ma anche un’urgenza, già prima della pace. “Nell’immediato – ha spiegato l’ambasciatore – c’è già la necessità di ricostruire più velocemente le infrastrutture sanitarie, le scuole per i bambini. Per i grandi progetti infrastrutturali ci vorrà del tempo, ma dobbiamo cominciare a progettarli”.  E proprio di questo si parlerà nella conferenza per la ricostruzione fissata per il 26 aprile a Roma. Vi parteciperà anche il presidente Cirio, e l’obiettivo è quello di coinvolgere le maestranze piemontesi nella progettazione e negli interventi necessari. 

Ma quali sono, oggi, le prospettive di pace? “Noi vogliamo che la pace arrivi – ha garantito Melnyk -, facciamo tutti i i nostri sforzi per la giustizia e per arrivare al punto in cui la pace sarà giusta, basata sul diritto internazionale e sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Questo orrore non può essere ripetuto in futuro”.

Vede delle prospettive? “Non tutto dipende da noi – ha concluso -. Per dimostrare di essere pronto per la pace, il nemico deve ritirare le truppe e potremo parlare del progetto della pace”. E ha aggiunto, con parole che assumono un tono diverso dopo i fatti della Georgia e della Transnistria: “Ogni Paese deve sentirsi sicuro”.

La solidarietà del Piemonte

Sono 12 mila gli ucraini accolti in Piemonte dall’inizio del conflitto. Si tratta per lo più di donne e bambini, alcuni dei quali hanno anche scelto di tornare nel proprio Paese d’origine. Sanità, scuola pubblica, trasporti. La macchina della solidarietà si è attivata in tanti campi e con tempestività. “L’accoglienza di questi mesi ha richiesto un grande sforzo diplomatico – ha dichiarato l’ambasciatore – e Piemonte è stata la prima regione a prendere contatti con noi e ad attivarsi”. 

La solidarietà è tangibile soprattutto nei reparti ospedalieri, dove sono stati accolti i pazienti pediatrici oncologici provenienti dalle zone di guerra, costretti a interrompere le cure durante gli attacchi per nascondersi nelle cantine e nei rifugi antiareo. Cure protratte, ma non solo: il Piemonte si prepara anche ad effettuare delicati interventi chirurgici per chi ha subito menomazioni. Alle Molinette, nei prossimi giorni, verrà effettuato una delicatissima operazione su un poliziotto ucraino deturpato nel volto da una bomba.

E anche dal punto di vista istituzionale la collaborazione prosegue: si lavora per realizzare un gemellaggio tra una delle regioni ucraine e il Piemonte, che ora è disponibile a contribuire alla ricostruzione. “L’ambasciatore stesso – ha spiegato il presidente della Regione Alberto Cirio – ha chiesto che la Regione si facesse tramite delle capacità imprenditoriali delle aziende piemontesi, che possono trovare nell’Ucraina da ricostruire un’occasione di lavoro importante. Una testimonianza del fatto che aiutare fa bene e può trasformarsi in opportunità”.