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Il gioco, il destino e l’ineluttabilità: La dama di picche in scena al Teatro Regio

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“Che cos’è la nostra vita? Un gioco! Il bene e il male sono solo dei sogni! Il lavoro, l’onore, favole per le vecchie! Chi ha ragione, chi è felice qui, amici? Oggi tu, domani io! Perciò smettete di lottare, cogliete l’attimo della fortuna! Che lo sfortunato pianga pure, maledicendo il proprio destino! Che cos’è certo? Solo la morte!” canta German, il protagonista ossessionato dal gioco d’azzardo de La dama di picche in scena al Teatro Regio di Torino.

L’opera in tre atti e sette scene composta nel 1890, considerata da Čajkovskij il suo capolavoro, dopo un’anteprima dedicata ai giovani, sarà rappresentata dal 3 al 16 aprile.

Il tormentato protagonista è interpretato da Mikhail Pirogov, tenore russo pluripremiato di Buriatia. Ad affiancarlo il soprano Zarina Abaeva nel ruolo di Lisa, mentre l’anziana Contessa, da cui German cerca di carpire il segreto per trionfare al gioco, viene interpretata da Jennifer Larmore. Il cast include esperti del repertorio russo: Elchin Azizov (Tomskij), Vladimir Stoyanov (Eleckij), Deniz Uzun (Polina), Alexey Dolgov (Čekalinskij), Vladimir Sazdovski (Surin), Ksenia Chubunova (La governante), Joseph Dahdah (Čaplickij e il maestro di cerimonie), Viktor Shevchenko (Narumov) e Irina Bogdanova (Maša).

Sul podio, il talentuoso maestro Valentin Uryupin, che ritorna a Torino dopo il grande successo riscosso nel 2023 con “La sposa dello zar” di Rimskij-Korsakov, dirige l’Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Regio, preparati da Ulisse Trabacchin e Claudio Fenoglio.

In scena una produzione concepita l’anno scorso dalla Deutsche Oper di Berlino e ideata poco prima della pandemia da Graham Vick, deceduto nel 2021 per un’infezione da Covid. L’idea poi è stata successivamente elaborata dal regista inglese Sam Brown, il quale descrive così la sua interpretazione della storia scritta da Puškin e musicata da Čajkovskij: «German è un uomo comune intrappolato in un limbo sociale. Vive in un dormitorio della caserma, guadagna abbastanza per una vita dignitosa ma lontana dall’agiatezza, e invidia ciò che non può avere: la ricchezza, il rispetto e l’amore di Lisa”. Il protagonista osserva il mondo con lo sguardo di un escluso, “vivendo una sorta di “realtà Instagram”, dove idealizza la vita degli altri senza vederne le incrinature”.

In una società “modello” perfettamente ordinata e dominata da ruoli prestabiliti, Lisa cerca di sfuggire a questa rigidità, mentre German aspira a farne parte. “In fondo, nessuno di loro è davvero soddisfatto, e il destino, implacabile, li costringe in un gioco da cui non possono sfuggire”.

La nascita de La dama di picche

Nel gennaio del 1890, Čajkovskij, dopo la fatica della composizione del balletto La bella addormentata, sceglie Firenze come luogo di ritiro creativo. È qui che inizierà la stesura della sua opera più riuscita su impulso del fratello Modest, che già nel 1888 aveva cominciato a lavorare al libretto. Seppur incerto in una fase iniziale, iniziò a sviluppare un vero e proprio rapimento per l’opera, tanto da concluderla in soli 44 giorni. A differenza del racconto breve di Puškin, che richiede un paio d’ore per la lettura, il dramma di Čajkovskij ha una durata di circa quattro ore.

Qui, emerge una significativa differenza rispetto all’opera ottocentesca, che generalmente tende a semplificare le trame dei testi di prosa. In questo caso, vengono invece ampliate le rappresentazioni sociali e la psicologia dei personaggi, conferendo così maggiore profondità all’opera. L’intento non è quello di una ricostruzione filologica di un’epoca, ma piuttosto di evocare mondi che con i loro linguaggi e le loro atmosfere richiamano a vissuti sorprendentemente attuali.

La prima rappresentazione, accolta con grande entusiasmo dall’opinione pubblica, avviene al teatro Mariinskij di San Pietroburgo, consacrando l’opera a capolavoro del repertorio russo.




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