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Il futuro del Poli e Torino, parlano i candidati rettori

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Per la prima volta i candidati rettori del Politecnico di Torino si sono presentati alla città. E, per farlo, hanno scelto il Polo del Novecento, spazio della cultura torinese (e non solo) che ricorda il passato. Ma immagina anche il futuro. In particolare, quello dell’università inserita tra le migliori 50 al mondo da QS World University Ranking. Per l’occasione, gli aspiranti rettori Stefano Corgnati, Juan Carlos De Martin e Paolo Fino hanno presentato i punti centrali dei loro programmi, in un confronto di idee che ha toccato svariate questioni. In primis quella relativa a cosa dovrà essere nei prossimi anni il Politecnico. In che modo dovrà muoversi per affrontare le sfide del futuro? 

Carlos De Martin, già vicerettore alla Cultura e fondatore di Biennale tecnologia, propone una polis tecnica dove mente, cuore e mani siano perfettamente allineati. “Mente: scienze naturali, razionalità cartesiana e logica, pilastro che regge i politecnici dalla loro nascita – ha spiegato -. Cuore: altre forme di intelligenza, quella emotiva, sociale e empatica. Senza tutto ciò siamo distruttivi e auto-distruttivi. E poi le mani, in relazione all’homo faber che tramite la conoscenza tecnologica è in grado di migliorare la qualità della vita”. Sedici punti di programma per sviluppare ancora di più le potenzialità del Politecnico tra tecnologia e società. 

In questo senso si muove anche la proposta di Paolo Fino, con la volontà di concentrarsi sulle opportunità che l’AI potrebbe aprire: “Torino deve continuare a cercare nuove vocazioni – ha dichiarato il direttore del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia -. Alcuni cambiamenti hanno acquisito una importanza enorme. Ed è facile che nasca il dubbio: come può avvenire l’integrazione dell’intelligenza artificiale? È una questione che va affrontata perché il cambiamento si muove a una velocità che non siamo in grado di controllare e forse nemmeno comprendere.  E il Politecnico deve avere un ruolo guida in questa rivoluzione, che riguarda la tecnologia quanto la cultura”. 

“L’Ateneo è ricco di diversità. Allora promuovere queste diversità non può che creare valore”. Con queste parole il vicerettore Stefano Corgnati presenta il suo programma, costruito su fondamenta precise: “Istituzione è il primo pilastro. Siamo un’istituzione pubblica che deve avere un forte slancio internazionale per poter accompagnare il territorio verso una transizione”. Energia e sostenibilità sono il pane quotidiano di Corgnati, che focalizza la sua proposta su digitalizzazione e svolta green. “In questo percorso tutte le famiglie scientifiche si possono riconoscere in una base di valore che, oltretutto, possa permettere agli studenti di sceglierci”.

Tra i modelli discussi anche quello di Boston, suggerito dal presidente del Polo del Novecento, Alberto Sinigaglia. Una sinergia tra atenei tutta a favore delle nuove generazioni e della città. “Quello di Boston è un contesto molto diverso da Torino – spiega Corgnati -.  Ma al quale dobbiamo guardare con grande interesse”. Paolo Fino, rimarca l’importanza di guardare oltre: “Il tema dell’internazionalizzazione è fondamentale. Torino come Boston? Serve un ingaggio diverso per coinvolgere più risorse nella crescita collettiva, che è bene di tutti”. Juan Carlos De Martin chiude ricordando che il suo programma vede il Politecnico come un ponte in grado di guardare oltre alla sola Torino: verso l’Italia, verso l’Europa e verso il mondo.

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