La sparatoria che martedì ha ucciso tre studenti e ferito otto persone per mano di un quindicenne in Michigan non fa più notizia per chi osserva la violenza come fenomeno sociale. A novembre 2019, la Cnn pubblicava un articolo dal titolo “In 46 weeks this year, there have been 45 school shootings” – letteralmente “in 46 settimane quest’anno, ci sono state 45 sparatorie negli istituti scolastici”. In quel caso la stampa americana aveva ripercorso tutte le tappe dell’anno più triste per la sicurezza inerna del Paese, dove a pagare di più furono proprio i giovani e il sistema nel suo insieme. La violenza dilagante nella scuola statunitense rappresentava allora la sciagura più clamorosa da imputare all’amministrazione Trump, nonchè lo strumento di anti-propaganda mediante il quale il tycoon veniva continuamente pungolato dai media. Ora l’era di Trump è finita, ma la rotta autodistruttiva verso la quale sembra indirizzata la gioventù americana continua a sconcertare.
Ancora una volta a sperimentare la violenza delle armi da fuoco negli Stati Uniti è una piccola scuola di un piccolo centro abitato, la Oxford High School della contea di Oakland. Secondo le ricostruzioni che sono circolate il responsabile, iscritto al secondo anno dell’istituto superiore, dopo la pausa pranzo ha estratto una pistola semiautomatica e sparato una ventina di colpi. In molti in queste ore concordano che, pur nella tragedia, l’azione del giovane avrebbe potuto generare molte più vittime. La tempestività della polizia, avvertita dopo la chiamata d’emergenza al 911 avvenuta 12.51, ha giocato un ruolo decisivo nel far arrendere il giovane mentre centinaia di insegnati e studenti si erano nascosti nelle classi dell’istituto.
Alcune realtà indipendenti americane stanno provando a fornire un quadro di sistema alla valanga di violenza che ha luogo a scuola. Una di queste è il fondo Everytown for Gun Safety, che dal 2013 monitora i casi di incidenti da arma da fuoco nei corridoi. In questi anni gli operatori hanno assistito al progressivo sbricolamento della distanza che separava la vita dei giovani liceali alla realtà diffusa della violenza armata negli Stati Uniti. Una convergenza dimostrata dai fatti, e sintetizzata dall’ente stesso in una mappa naviagbile: nel 2021 sono state 138 le sparatorie verificatesi nelle scuole o nelle università, che hanno portato a 28 uccisioni e 80 feriti. Il dato dimostra un trend in aumento se lo si raffronta con i dati forniti dallo stesso ente nel 2020: in questo caso gli incidenti complessivi ammontavano a 96, con 24 morti e 43 feriti.
Il monitoraggio di Everytown for Gun Safety ha inizialmente tamponato un altro grande problema relativo a questo tema, e cioè la mancanza di ricerche e di dati: “Nel corso di diversi anni di monitoraggio, queste elaborazioni ci hanno mostrato che le sparatorie a scuola assumono molte forme e rispecchiano il problema della violenza armata negli Stati Uniti. Quelle che scoppiano nelle aree di proprietà scolastica si verificano più spesso all’interno dei plessi con un’alta percentuale di studenti di colore. Proprio questi studenti vengono colpiti di più”, si legge nel sito dell’ente. Le ricerche suggerirebbero dunque una targhettizzazione sporporzionata e discriminatoria, per la quale gli studenti afroamericani sareberro statisticamente quelli più a rischio.
Un altro dato significativo è quello elaborato sui casi di esposizione dei bambini alla violenza armata. A tal proposito si stimano in 3 milioni per anno, con “potenziali effetti devastanti. Tra i giovani esposti a violenza, crimini e abusi, è più alta la probabilità che sviluppino a loro volta dipendenze o sinotmi depressivi o disordini da stress post-traumatico.
Everytown tiene traccia di ogni volta che un’arma da fuoco spara un proiettile all’esterno o all’interno di un edificio scolastico, o all’esterno o all’interno di un campus o di un terreno di proprietà di un ente scolastico. La mappa che elabora e aggiorna annualente riflette gli incidenti che hanno provocato la morte o il ferimento, così come quelli in cui nessuno è rimasto ferito. I resoconti dei media sono la fonte primaria delle informazioni fornite.