Siamo di fronte a una pandemia globale. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto il coronavirus come una malattia infettiva che coinvolge tutti i continenti, eccetto l’Antartide. Il virus si è diffuso in aree molto più vaste rispetto a quelle solitamente interessate da un’epidemia. L’Oms aveva dichiarato una pandemia l’ultima volta nel 2009: influenza H1N1, la cosiddetta “suina”.
Oggi però la situazione è del tutto differente rispetto al passato: la pandemia si è fortemente concentrata qui, in Italia e in Europa. Nel Vecchio Continente ormai – oltre al caso italiano che vede più di 12mila contagiati – quasi tutti i paesi presentano casi di Coronavirus. I governi si stanno attrezzando con provvedimenti restrittivi e misure sanitarie sul solco tracciato dai decreti firmati da Giuseppe Conte. I cittadini europei osservano con attenzione il caso italiano, l’evolversi del virus nella Penisola.
Le testimonianze
“L’Italia è stato il primo caso europeo allarmante in cui si è manifestato il virus”, racconta Cristian, 38 anni, conduttore di autobus che vive in provincia di Jaén, Andalusia. “Da qualche giorno la situazione in Spagna è sotto controllo: i casi individuati sono pochi e isolati”, sostiene lo spagnolo. “Io vivo in un’area rurale, che dista quattro ore da Madrid e 50 chilometri da Jaén. Non abbiamo avuto nessun caso finora”.
La Spagna a oggi, giovedì 12 marzo, conta oltre 2900 contagiati e 84 morti. Una delle aree di contagio che ha preoccupato di più l’opinione pubblica del Paese è proprio Madrid. La capitale ha avuto un incremento di casi, che hanno portato alla decisione – da parte delle autorità – di chiudere musei, università e scuole. “C’è stata una corsa ai supermercati, un po’ come in Italia”, racconta Greta, 25 anni, studentessa Erasmus di origini venete. “Le persone però continuano a uscire e a fare acquisti: sono tranquille”.
Una tranquillità che si respira anche in Costa Azzurra, a Nizza. “Qua non ci sono restrizioni e decreti particolari”, afferma Andrea Charlotte, ragazza originaria della provincia di Cuneo che lavora in un hotel. “Non si vuole parlare molto di coronavirus. Sembra che le persone temano che ciò che è accaduto in Italia possa verificarsi anche qua”.
Duecentocinquanta chilometri separano Nizza da Châteauneuf-du-Pape, piccolo centro alle porte di Avignone. I casi di coronavirus non sono molti, come in tutto il Sud della Francia. “La situazione è molto differente a seconda della regione in cui ci si trova. Il contagio è frammentato e dipende molto dalla zona”, racconta Elias, 26 anni, insegnante spagnolo in un istituto francese. “La situazione è di normalità, ma quasi tutti parlano e discutono della malattia. Molto dipenderà da come evolverà questo virus”, sostiene il ragazzo.
La Gran Bretagna – rispetto alla Francia e alla Spagna – è un Paese con un minore numero di contagi. Il governo guidato da Boris Johnson sconsiglia i viaggi in Italia e mette in quarantena chi arriva dalla Penisola. “Seguo con preoccupazione le vicende del mio paese, dove sono presenti tutti i miei cari. Qua mi sento tranquillo, anche se temo che le cose cambieranno con l’avanzata del coronavirus”, racconta Luca, ragazzo italiano originario della provincia di Alessandria che vive e lavora a Nottingham.