Il commercio del Piemonte riparte tra entusiasmi e riorganizzazione

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Le serrande sono state rialzate, le vetrine allestite e i negozi ospitano di nuovo i clienti. Il commercio piemontese sta ripartendo proprio in queste ore. Una ripresa lenta ma decisa, dopo due mesi e mezzo di stop totale. Hanno riaperto negozi al dettaglio non alimentari, parrucchieri, estetisti, studi di tatuaggi e servizi per animali. I bar e ristoranti apriranno dal 23 maggio.

Erica, proprietaria di un negozio di gioielli di Torino è munita di guanti, mascherina e all’occorrenza  occhiali protettori: “A volte mi sento un piccolo chimico, è una situazione inusuale. Ci siamo organizzati come abbiamo potuto nel giro di pochi giorni, disposizioni ufficiali non le abbiamo mai ricevute per questa fase 2, piuttosto informazioni sporadiche”. È una dei migliaia di commercianti che in questi mesi non hanno potuto lavorare per colpa dell’emergenza Covid-19, e ha usufruito del bonus di 600 euro a favore degli autonomi, in attesa di ripartire. “Noi abbiamo chiuso perché era giusto farlo, ma le risorse di cui avevamo davvero bisogno forse dovevano essere maggiori. Ma più di tutto, è mancata la comunicazione. I nostri clienti sono fantastici, ci hanno già detto che non vedono l’ora di tornare. Noi siamo qui ad aspettarli con gel e mascherina. Nonostante tutto, sono fiduciosa per il futuro”. 

Carlo è un artigiano che ieri 18 maggio, come tutti, ha riaperto la sua attività: “Abbiamo igienizzato e disinfettato tutto, puliremo sempre i prodotti quando verranno toccati. Le indicazioni della fase 2 le ho lette per lo più dai giornali due giorni fa. Potrei criticare il Governo per tanti motivi, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Sono stati mesi di emergenza difficili per tutti”. 

Secondo Confcommercio Torino e provincia, il bilancio della prima giornata di apertura dei negozi è stato positivo:  ha riguardato il 90% della categoria non alimentare, con il 70% delle vendite effettuate nella prima giornata solo nei settori di abbigliamento, calzature e accessori. Il 30%, invece, è stato registrato per le gioiellerie, il settore casa e l’arredamento. Una buona risposta da parte della clientela che ha chiamato già dalle prime ore del mattino per informarsi sui servizi o prenotare una visita in negozio. 

 “Dopo quasi tre mesi di chiusura nei negozi è tornato l’entusiasmodichiara Maria Luisa Coppa presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia – nuove vetrine e nuovi allestimenti nel rispetto di tutte le misure di sicurezza a tutela di clienti, dipendenti e degli stessi imprenditori. È stata anche l’occasione, a partire dalle imprese più innovative, per ripensare l’accoglienza della clientela dalla possibilità di prenotazione, anche online, dell’uso del camerino, fino ai portali video che permettono tour virtuali negli esercizi commerciali. Per le nostre imprese si conferma fondamentale il rapporto diretto con la clientela, basato sulla fiducia e sulla fedeltà. Sono certa che a partire da oggi il lockdown sarà sempre più un ricordo lontano.”

LE MISURE PER IL COMMERCIO

Il decreto Cura Italia del 17 marzo prevedeva l’erogazione da parte dell’Inps di un bonus di 600 euro per lavoratori autonomi, partite Iva senza cassa e professionisti iscritti alle casse private (solo se a basso reddito o che avessero subito riduzioni o cessazione della propria attività). Il decreto aprile, poi rinviato a maggio, detto Decreto Rilancio, stabiliva la prosecuzione automatica del bonus di 600 euro per chi l’avesse già ottenuto, estendendolo anche ad alcune categorie che prima non erano state prese in considerazione. Faceva riferimento a chi, a seguito dell’emergenza Coronavirus, avesse cessato, ridotto o sospeso la propria attività o il rapporto di lavoro. Ovvero lavoratori dipendenti stagionali appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti, i lavoratori intermittenti, autonomi privi di partita Iva e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, e gli incaricati alle vendite a domicilio, anch’essi non iscritti ad altre forme previdenziali

IN PIEMONTE

È comparso in questi giorni appeso al balcone di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, uno striscione con la scritta #ripartipiemonte. In occasione della riapertura della maggior parte delle attività piemontesi, è stato presentato un decreto che attende di ricevere l’approvazione in questi giorni, intitolato proprio “Riparti Piemonte”. Si tratta di una serie di misure anti-crisi per famiglie, imprese, professionisti, agricoltura, turismo e cultura. Si parla di 180 milioni a servizio delle imprese e degli autonomi sul fronte investimenti, garanzie bancarie, acquisizione e salvataggio delle attività che sono entrate in crisi per il Covid-19. Alcune risorse sono poi destinate alla messa in sicurezza dei negozi e dei laboratori degli artigiani. 

Uno dei pilastri del decreto è il Bonus Piemonte, approvato il 14 maggio dalla Commissione Bilancio del Consiglio regionale, che ripartisce 2500 euro per bar, gelaterie, pasticcerie, catering per eventi, ristoranti, agriturismi, sale da ballo e discoteche, saloni di barbiere e parrucchiere, 2000 euro per la ristorazione da asporto e i centri benessere, 1300 euro  per la  ristorazione non in sede fissa (gelaterie, pasticcerie, take-away) e 1000 euro  per i  taxi  e i servizi di  noleggio con conducente. Dovrebbero, inoltre, essere semplificate le procedure di autorizzazione al suolo pubblico per la creazione o l’ampliamento di dehor, per permettere l’attuazione delle norme di distanziamento sociale.

In un secondo momento è stato aggiunto anche un bonus da 1500 euro per cartolerie, librerie, negozi d’abbigliamento, tessuti, calzature, pelletteria e accessori, 1500 euro per agenzie di viaggio e i tour operator, e altri 1500 per i cinema piemontesi, gli organizzatori di eventi e le scuole guida. Mille euro saranno destinati agli studi di tatuaggio e piercing, negozi di ottica e di fotografia, scuole di lingue, circoli ricreativi e operatori di altre forme di divertimento. In tutto 116 milioni di euro che interessano 60mila realtà del territorio piemontese. Gli interessati riceveranno da Finpiemonte una comunicazione via pec, per indicare il conto corrente su cui ricevere il contributo a fondo perduto. “Abbiamo eliminato tutta la burocrazia –, il commento del presidente Alberto Cirio – perché il danno c’è stato ed evidente, così come è evidente che dobbiamo aiutare le imprese a ripartire. La nostra priorità è intervenire per evitare la perdita di posti di lavoro e aiutare il Piemonte a ripartire”.

VALERIA TUBEROSI