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La ricerca contro il Covid come investimento sul futuro: i tre nuovi progetti del bando INFRA-P

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Dalla collaborazione di diversi attori del territorio, arriva una spinta alla ricerca contro il Covid. Altri tre innovativi progetti sono tra i destinatari dei contributi a fondo perduto che la Regione Piemonte ha destinato ai vincitori del bando INFRA-P. Complessivamente, con quest’ultimo finanziamento, sono tredici i progetti selezionati nell’ambito del bando, che prevede uno stanziamento totale di 10 milioni di euro.

“Sono arrivate proposte da 46 progetti, per una richiesta totale di 33 milioni di euro” ha spiegato in conferenza stampa l’assessore regionale alla Ricerca applicata del Covid, Matteo Marnati. Gli 8 milioni già stanziati sono divisi tra progetti che rientrano nella sezione A del bando, ovvero investimenti rivolti all’acquisti di attrezzature o tecnologie funzionali da applicare al contrasto alla pandemia Covid-19, o nella B, quella che include i tre progetti presentati questa mattina. Questa seconda sezione è riservata ad attività di ricerca industriale e sviluppo di soluzioni individuate all’interno centri universitari, in termine di prodotti finalizzati alla prevenzione di focolai, miglioramento della cura e assistenza delle persone, test e validazione di dispositivi medici e di protezione individuale. Finora, l’Università del Piemonte Orientale, l’Università di Torino e il Politecnico sono stati fra i principali beneficiari dei contributi.

“Conoscenza è potenza” è lo slogan del bando, presentato dall’assessore Marnati, che ha fatto un appello per “non smettere mai di investire nella ricerca. Ci siamo accorti di cosa voleva davvero dire non essere performanti a febbraio 2020, quando la pandemia ha messo in luce tutte le nostre debolezze, tra cui gli investimenti nei laboratori e nella tecnologia. Gli investimenti fatti oggi sulla ricerca partono dal Covid, ma hanno prospettive che arrivano ben oltre”.

Tecnomed hub è uno dei tre vincitori. Puntando su data mining, big data analytics e algoritmi di autoapprendimento, il progetto prevede la realizzazione di una piattaforma per la ricerca medica 4.0. Il risultato finale è una mappa delle conoscenze che possa aiutare a rintracciare i collegamenti fra le proprietà genetiche e biologiche di una malattia o fra la composizione e i meccanismi di azione dei farmaci. Il progetto di Surveil si fonda, invece, sull’idea che per contrastare l’emergere di nuove varianti sia essenziale utilizzare il sequenziamento dei genomi. Da qui l’obiettivo di una piattaforma di sorveglianza genomica regionale, per contrastare sia l’attuale sia le eventuali future pandemie. Entrambi i progetti hanno come capofila l’Università del Piemonte Orientale, che già all’inizio della pandemia aveva realizzato una personale biobanca, contenente campioni di sangue e siero di pazienti positivi al Covid. “Così abbiamo avuto l’idea di realizzare questo progetto per l’analisi dei fenotipi. – spiega il rettore Gian Carlo Avanzi, che sottolinea l’importanza di continuare a sviluppare la ricerca all’interno delle università e la necessità di fondi per supportarla. “La pandemia ci ha colti di sorpresa dal punto di vista clinico e di conoscenze, quindi era fondamentale raccogliere dati. Entrambi i progetti sono indirizzati a una strategia di medicina transazionale, che possa utilizzare i risultati di laboratorio per applicarle immediatamente tra i letti dei pazienti malati.”

L’ultimo progetto vincitore è Co.R.S.A., che tramite lo sviluppo e l’installazione di un sistema di intelligenza artificiale, aspira a migliorare la diagnosi di infezioni Covid ai polmoniti, tramite radiografie del torace, e di valutarne l’impatto. Strumento che nel medio-lungo termine potrebbe rivelarsi utile per tutto il sistema sanitario regionale e lo studio dei virus. Una risorsa importante che, ha sottolineato Stefano Geuna, rettore dell’Università di Torino, promotrice del progetto, non sarebbe mai stata realizzata senza il coinvolgimento della regione. “Il Pnrr i finanziamenti internazionali ed europei sono una risorsa importante a cui attingere per crescere, ma è importante anche la dimensione locale di comunità, dove ci sono esigenze e competenze specifiche degli atenei, delle strutture sanitarie, delle imprese. Il ruolo della regione nel promuovere la ricerca non è secondario o alternativo ai grandi finanziamenti, ma complementare. Confidiamo in altri bandi, perché il sistema della ricerca si nutre sia di idee che di risorse” ha commentato il rettore.

“Non dimentichiamo mai i ricercatori, – così ha terminato la conferenza l’assessore Marnati – la cui attività lavorativa e personale è sempre appesa al filo dei finanziamenti di progetti annuali. Se riusciamo a valorizzare e mettere in sicurezza la professione dei ricercatori, il loro e il nostro sarà un lavoro ben fatto.”