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I “Piatti volanti” di Torino, pasti che creano comunità

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Dare vita a una comunità dentro la comunità. Questo è l’obiettivo dell’iniziativa “Piatti Volanti”, che da fine aprile ha visto unirsi le case del quartiere di Torino, ristoranti e ciclisti urbani per consegnare pasti pronti alle persone più fragili.  “Il vero valore non è solo quello di portare il cibo a coloro che ne hanno bisogno, ma è proprio la costruzione di una comunità. Sembra che la gente non veda l’ora di ascoltare storie come queste e riceviamo continuamente richieste di persone che vogliono partecipare. Noi abbiamo solo messo in rete le disponibilità che già c’erano” racconta Luca Salomone del “Barrito”, la Casa del Quartiere Nizza Millefonti e Ospedali, coordinatore del progetto. L’iniziativa è stata portata avanti insieme alla Casa di Quartiere di San Salvario, che da sempre si occupa di progettazione e realizzazione di attività aggregative e culturali e alla Circoscrizione 8, che l’ha patrocinata. Alle case di quartiere si sono aggiunti poi diversi ristoratori e anche i soci dell’associazione Bike Pride Fiab Torino, che consentono di trasportare i piatti pronti più rapidamente. Da qui il nome “Piatti volanti”.

La rete solidale è nata sulle orme del progetto già esistente organizzato da Torino Solidale insieme a Arci, Caritas, Euphemia, EduCare e Rete delle Case del Quartiere, che ha gestito fin dalle prime settimane dell’emergenza la consegna di pacchi di viveri nelle case dei bisognosi. “Facendo le consegne – spiega Salomone – ci siamo accorti che ci sono persone che non sono in grado di cucinare il cibo, perché molto anziane, con particolari patologie, non autosufficienti o con disabili a casa”. Proprio per loro è stato pensato questo servizio, che poi è stato allargato anche alle famiglie molto numerose. I pasti vengono preparati e consegnati già divisi in porzioni direttamente al domicilio di chi è segnalato dai servizi sociali. A consegnarli sono i volontari che possono utilizzare il proprio mezzo di trasporto o le bici cargo messe a disposizione dal progetto. “Consegnamo cento pasti a settimana. Ma non bisogna considerare tanto il numero. Ci sono associazioni che ne portano molti di più. Il valore importante è il capitale sociale e umano di questa iniziativa. Il fatto che ognuno di noi si sia riscoperto da nuove prospettive. Ad esempio i ristoratori, ma anche i cuochi che in questo tempo non hanno lavorato. O ancora le persone che prima portavano in bicicletta il cibo a domicilio per lavoro e che ora lo fanno per questa attività solidale” commenta Salomone. 

Il progetto, nato a fine aprile, all’inizio doveva durare solo sei settimane ed essere limitato alla Circoscrizione 8. “Invece ora grazie alle donazioni riusciamo a coprire anche le zone confinanti e come minimo raddoppieremo il periodo, continuando anche dopo la riapertura delle nostre attività. Il “Barrito” ad esempio riapre da domani”, aggiunge ancora il coordinatore dell’iniziativa.

Proprio ora che i locali stanno riaprendo, che si parla dei clienti che tornano nei ristoranti, i volontari di “Piatti volanti” proseguono la loro opera solidale a casa delle persone bisognose. “Da quello che vedo io c’è molta voglia di lasciarsi alle spalle la fase 1. Ma è stato un evento drammatico che penso sia eticamente corretto non dimenticare. Mi viene da dire che chi l’ha sofferto tanto non se la lascerà alle spalle” osserva Salomone. E secondo il coordinatore del progetto non bisogna lasciarsi alle spalle neanche quelle persone più fragili, deboli, che continuano anche ora ad avere bisogno di aiuto. “Anche se – conclude – non si deve ricadere nell’assistenzialismo. Noi cerchiamo di non entrare nelle loro storie. Rimaniamo nel solco dell’attivazione della comunità e delle risorse del territorio. Finché questa iniziativa servirà continueremo a svolgerla. Quando poi non ce ne sarà più bisogno saremo comunque contenti di aver fatto un buon lavoro”. 

NADIA BOFFA

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