Oggi 1° dicembre allo Stadio olimpico Grande Torino, la presentazione di “Guantoni Granata”, il libro scritto da Francesco Bramardo e Gino Strippoli. Presente anche l’ex giocatore Stefano Sorrentino. Il libro è un omaggio ai 20 portieri che hanno fatto la storia della squadra torinese.
Quella del portiere infatti è una delle figure con più responsabilità: “Se l’attaccante sbaglia un gol il match finisce 0-0, se il portiere sbaglia si perde — commenta Sorrentino —. Quello che è successo durante l’ultima partita del Toro è chiaro. Gli errori fatti dal portiere sono tipici di chi gioca poco. Ma i giovani devono giocare. Stare dentro quella porta ti fa crescere molto più velocemente. È meglio andare in una categoria inferiore dove si riesce a giocare, piuttosto che andare in serie A o in serie B e partecipare a poche partite”.
E anche Strippoli è d’accordo sul valore di chi sta in porta: “Questi campioni hanno un ruolo molto romantico, ma sono anche un po’ solitari — la ‘solitudine dei numeri uno’—. Spesso rimangono nella propria area, ma sono l’ultimo baluardo della squadra: magari devono salvare il risultato dell’incontro con una parata”, commenta Strippoli. In più, specialmente per il Granata, chi gioca in questo ruolo ha un’importanza emblematica: “Chi ha fondato il Toro era un portiere, come anche il socio fondatore, che ha voluto giocare una partita sola, guarda caso il derby, e poi non ha più voluto giocare a calcio — racconta Bramardo —. Erano portieri anche il primo giocatore emigrato all’estero e il primo portiere professionista, quest’ultimo sanzionato dalla federazione perché all’epoca non si poteva essere professionisti. È un ruolo a tuttotondo, atipico, un po’ pazzo”.