«La maggior parte delle persone non crede nella verità, ma in ciò che desidera sia la verità. Per quanto questa gente possa tenere gli occhi bene aperti, in realtà non vede niente», scrive Haruki Murakami in 1Q84. Nell’epoca dei populismi e delle fake news, è di fronte alla cecità del mondo che il giornalista deve nuovamente rendersi indispensabile. Come? Rivendicando la necessità dei suoi strumenti, della sua professionalità, di un filtro alle ondate di informazioni che ci travolgono ogni giorno. Il medium non ha importanza: anche se il futuro non è di carta, soltanto il buon giornalismo possiede la giusta lente di ingrandimento capace di trovare, comprendere e avvicinarsi alla verità dei fatti. Serve però un rinnovamento radicale, di linguaggi, piattaforme, schemi comunicativi, che possano far avvicinare le nuove generazioni ad un’informazione di qualità. Il primo passo spetta agli editori. Ad oggi, quello che manca, è soltanto il coraggio.
MARCO PROCOPIO
(Scuola Walter Tobagi)