La scorsa notte italiana, tra il 17 e il 18 novembre, sono avvenuti violenti scontri a Hong Kong. Da domenica i manifestanti sono asserragliati all’interno del PolyU, il plesso della Polytechnic University. La polizia ha tentato l’irruzione utilizzando gas lacrimogeni e gli assediati hanno risposto lanciando bombe molotov.
Il bilancio degli scontri al momento parla di 38 feriti e decine di arrestati.
La situazione è in evoluzione e gli aggiornamenti si susseguono sulle testate d’informazione e via social. Gli hashtag più popolari su Twitter sono #PolyU, #HongKongProtests e un evocativo #Tiananmen2019, riferimento alla protesta repressa con la violenza trent’anni fa.
La zona del Politecnico è isolata dalle forze dell’ordine. I manifestanti lanciano richieste di aiuto via social, chiedendo all’opinione pubblica mondiale di tenere alta l’attenzione e di fare tutto il possibile per prestare loro soccorso.
Le proteste iniziate lo scorso 9 giugno contro un emendamento alla legge sull’estradizione si sono trasformate con il passare dei mesi in una radicale opposizione alle ingerenze del governo cinese ai danni della comunità autonoma. Nel 2047 è previsto l’ufficiale inserimento di Hong Kong nel territorio della Cina, ma Pechino sta dimostrando la volontà di assottigliare il grado di eterogeneità dell’ex colonia britannica.