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Honduras nel caos, elezioni contestate e coprifuoco

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Riconteggio, coprifuoco e sette morti, tra i quali un ragazzo di 14 anni. Le elezioni presidenziali dell’Honduras registrano una forte scossa al sistema democratico del Paese centroamericano. Il voto è avvenuto il 26 novembre e a Tegucigalpa non mancavano gli osservatori internazionali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione degli Stati americani. Durante il conteggio, che in quel momento vedeva in vantaggio il candidato dell’opposizione Salvador Nasralla, un blackout informatico ha bloccato lo spoglio. Dopo alcune ore, alla ripresa delle operazioni di conteggio, il presidente uscente Juan Orlando Hernández era in testa alla competizione elettorale.

L’improvviso stravolgimento del risultato elettorale ha causato l’immediata reazione di piazza, con cortei e caceroladas, la tipica protesta latinoamericana con pentole e utensili usati come tamburi. Il governo dell’Honduras ha risposto alle manifestazioni nelle principali città con la sospensione delle garanzie democratiche e la proclamazione del coprifuoco. L’estado de excepción durerà dieci giorni e ha avuto l’effetto di inasprire le proteste. Le cronache registrano sette morti e venti feriti, disseminati in tutto il Paese: tre uccisi a San Pedro Sula, due nelle regione di Choloma, uno nella città di La Ceiba e la settima vittima, un quattordicenne, nella capitale Tegucigalpa. La polizia militare non conferma i dati dei manifestanti.

I problemi informatici durante il riconteggio ricordano da vicino i brogli elettorali in Messico del 1988, quando Carlos Salinas vinse le elezioni contro Cuauhtémoc Cardenas. Le contestazioni riguardano il 5,7% dei voti, che in queste ore sono in fase di riconteggio. Al momento il presidente Hernández risulta in vantaggio di circa 50.000 voti sullo sfidante Nasralla. L’Honduras non è nuovo alle anomalie democratiche: nel 2009 il presidente Manuel Zelaya è stato deposto dall’esercito in seguito al tentativo di ricandidatura e ad alcuni accordi commerciali con l’allora presidente venezuelano Hugo Chávez. Juan Orlando Hernández ha forzato la costituzione honduregna che proibisce, come in altri Paesi della regione, la rielezione immediata di un presidente e ora, secondo le opposizioni, ha condizionato l’esito del voto attraverso l’influenza del governo sul Tribunale supremo elettorale. Salvador Nasralla è un popolare presentatore televisivo che si dichiara “apolitico” e ha impostato la campagna elettorale sulla denuncia della corruzione nel Paese. Entrambi i candidati si proclamano vincitori delle elezioni.

ROMOLO TOSIANI