Continua il braccio di ferro tra sindacati e Gurit, dopo la scelta aziendale di chiudere lo stabilimento di Volpiano e di licenziare così 56 dipendenti sui 64 totali. Oggi i lavoratori della filiale italiana della multinazionale, specializzata in energie rinnovabili, hanno organizzato uno sciopero di 8 ore e un presidio di fronte alla sede di Unione industriali Torino. Nessuna dichiarazione di crisi e porte sbarrate a ogni ammortizzatore sociale: così si sono aperti i 45 giorni canonici di trattative tra i vertici aziendali e i sindacati. Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl hanno ottenuto un confronto diretto con il presidente del consiglio di amministrazione di Gurit, Sven Daniel Dahlqvist, dopo giorni di pressione: fumata nera, la società rimane ferrea nella decisione di delocalizzare la produzione in Cina, tagliando fuori Volpiano.
Le voci dei lavoratori in sciopero
I lavoratori che hanno aderito alla protesta insorgono contro il dietrofront della società: “Non si può venire in Italia, investire su di noi, esportare le nostre capacità all’estero – sostiene Giuseppe, tecnico uscente di Gurit Volpiano – se poi si delocalizza tutto per ragioni di profitto, abbandonando chi ti ha dato l’input per essere competitivo”. Il senso di abbandono unisce tutti i presenti, anche in nome del contributo che lo stabilimento italiano aveva garantito alle altre filiere internazionali negli ultimi anni: “Noi siamo stati una realtà davvero importante per l’azienda. C’era una squadra che andava negli stabilimenti in India e in Messico a spiegare e insegnare il lavoro dell’estrusore”, ricorda Francesco Firicano, capo reparto nel controllo qualità. Come ha riportato La Stampa, l’annuncio del licenziamento ha gravato duramente su Francesco, operato al cuore nel 2023. Nonostante la paura per la precarietà che rischia di attenderlo, il dipendente 59enne ha spostato il focus del discorso sui più giovani: “Fa male vederli costretti a lasciare questo lavoro”. Il “periodo oscuro” per cui ha espresso preoccupazione anche Alexander, lavoratore di Volpiano, non è riuscito tuttavia a spegnere la luce della solidarietà tra gli scioperanti, che a più riprese ne hanno sottolineato l’importanza: “Dobbiamo lottare uniti per questa causa: questo può darci una speranza per il futuro”, conclude Francesco Firicano.

L’ad di Gurit Italy, Gabriele Bortolotto, ha ribadito la posizione espressa il 5 febbraio: entro metà aprile lo stabilimento italiano chiuderà i battenti. L’azienda promette l’apertura al dialogo con Rsu e sindacati, ma il futuro dei 56 dipendenti licenziati rimane incerto: tra gli scenari presi in considerazione dalla società, si valuta una buonuscita per favorire l’esodo dei lavoratori o il loro ricollocamento in filiali estere, ma il tavolo dei negoziati è ancora in stallo.