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Gtt proclama sciopero il 22 giugno. I sindacati: “260 licenziamenti e noi non lo permetteremo”

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Senza un accordo tra sindacati e Gtt sarà un 22 giugno all’insegna dei disagi. Le segreterie regionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno deciso uno sciopero del personale dell’azienda di trasporti piemontese per protestare contro il piano industriale della compagnia. “Piano mai condiviso” dicono gli esponenti delle sigle sindacali. 260 licenziamenti previsti per abbassare il costo del lavoro, 500 licenziamenti collettivi, smantellamento del settore tecnico e tagli a linee e servizi. “la situazione è sotto gli occhi di tutti, chiediamo un tavolo di crisi e Regione e Comune devono fare la loro parte – dice Francesco Bernardo, segretario regionale Filt-Cgil – manca l’accordo con l’azienda e le istituzioni devono intervenire. In assenza di ciò lo sciopero è l’unica arma che abbiamo a disposizione”.

La situazione è preoccupante soprattutto in termini numerici: “Ci sono debiti per diverse centinaia di milioni di euro e le stime pensiamo siano al ribasso” afferma il segretario Cgil, poi aggiunge: “Non permetteremo l’ammortamento dei costi di lavoro sulla pelle dei lavoratori stessi”. Anche Antonio Mollica, segretario regionale Uiltrasporti, parla di numeri: “Il comune vuole mantenere l’azienda pubblica mandando in pensionamento anticipato 1400 lavoratori entro il 2021 e ritiene si debba lavorare con meno personale. Questo significa ridurre le corse. Discutiamo per costruire insieme il futuro dell’azienda”

Per Antonio Costanza, segretario regionale Fit-Cisl, lo sciopero è: “Un obbligo. Servono progetti e non tagli, bisogna rendere futuribile l’azienda e scaricare e demandare le responsabilità non è il modo giusto. La proprietà si sieda al tavolo”. Il futuro dell’azienda è uno dei punti principali: “Con i tanti chilometri privatizzati Gtt guadagnerebbe solo sulla bigliettazione, ma questi soldi devono essere reinvestiti, invece non c’è programmazione. Ci serve concretezza e certezza, ragioneremo solo per una prospettiva migliore”.  Antonio Mollica chiede investimenti da parte del comune: “Come fanno a Milano o Bologna. Un comune che investe sui trasporti è un ente interessato alla città”. Poi chiede l’intervento del ministro allo Sviluppo Economico: “Come per il caso Embraco, qualcuno deve aiutare queste 260 famiglie che rischiano di perdere il lavoro”.
Ancora incertezza su quali linee saranno soppresse o tagliate, secondo Bernardo: “Dipenderà dalla portata, ma a pagare saranno sempre le periferie. Se prima per arrivare al centro ci volevano trenta minuti, i tempi adesso si dilateranno fino alle ore”.

MASSIMILIANO MATTIELLO

 

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