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Glocal e african tech con Tomiwa Aladekomo

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Global, local e tech industry, in una parola: Big Cabal Media. E’ una digital media company nigeriana, diretta da Tomiwa Aladekomo, che si occupa principalmente del settore african tech. Tomiwa, presente al Festivale internazionale del giornalismo di Perugia, ha raccontato di come stia provando a inserire una prospettiva “glocal” all’interno di Big Cabal, per allargare il pubblico su un panorama internazionale.

“Dirigo un’azienda media chiamata Big Cabal Media e raccontiamo storie africane agli africani e al mondo. Penso che il nostro lavoro sia molto importante perché mostra una realtà piena di opportunità e come il settore tech sia solido. Siamo un team che si trova sul continente e si relaziona con l’industria tech giornalmente e ha un punto di vista approfondito su quello che conta e che sta accadendo. Vogliamo mostrare il nostro lavoro non solo agli africani, ma anche a un’audience più ampia e globale”.

Come presenteri Big Cabal Media al pubblico di Perugia?

“Durante la conferenza parlerò del nostro andamento e del pubblico che raggiungiamo, delle cose che li appassionano. Uno sguardo andrà anche ai più giovani, alle storie e ai trend che seguono. Noi ci interfacciamo con chi ha interesse nell’african tech e che sa che esiste davvero un’industria in questo settore. C’è un business e ci sono persone e investitori che vedono delle opportunità sul continente africano. Quando raccontiamo storie del genere lo facciamo con l’idea di aiutare chi è interessato a trovare un’opportunità concreta di business reale. Penso che questo non sempre è il pensiero della stampa globale che quando scrive di questo argomento si stupisce della presenza di un’industria tech in Africa. Anche chi non ha mai letto di african tech se esplora il nostro sito si rende velocemente conto che il settore è vivo, funziona. Nella nostra redazione poi abbiamo giornalisti in Nigeria, nell’Africa dell’est, nel sud che contribuiscono a mostrare la ricchezza d’opportunità presente. C’è un mercato ed è ricco. Perciò quando pensiamo al glocal sappiamo che si deve avere una presenza locale, ma noi raccontiamo notizie del territorio che abbiano un significato anche per l’audience globale”.

Come si comunica ciò che racconti ai media e al pubblico internazionale?

“Penso che il nostro lavoro si concentrerà in futuro sul costruire un media e un business che punti anche al panorama globale. Mi piacerebbe che le pubblicazioni tech degli US raccontassero storie più interessanti sull’area tech africana. Un altro desiderio è quello di raggiungere un audience più larga che ci legga, che si appassioni alle notizie che vengono dal nostro continente. Per questo, sappiamo che dobbiamo metterci del nostro per far sì che accada. Dobbiamo alzare la qualità dei nostri contenuti per attirare un pubblico internazionale e ottenere un nostro bacino di visibilità. Vogliamo catturare l’attenzione degli altri con ciò che succede qui, ma sappiamo che per farlo dobbiamo uscire dall’ambito locale”.

Global e local non solo obiettivi, ma anche punti di riflessione e lavoro?

“La maniera in cui le notizie vengono seguite oggi è molto interessante. Newsletters, social media, longforms. Ora, un audience globale con gente di New York, di Roma o di qualsiasi altro paese non ha bisogno di sapere fino in fondo di quello che sta accadendo con la nostra newsletter, controlleranno una volta a settimana se ci seguono. Quando vuoi includere una global audience, devi strutturare i contenuti che pubblichi. Hai del materiale per chi ti segue su una base giornaliera e poi hai le notizie per chi preferisce i longform o gli scritti più articolati. Quelli sono uno strumento utile a raggiungere un pubblico più ampio che ti legge ogni tanto e magari ha bisogno di una grande rassegna di news. Lettori più fedeli e quelli più casual devono avere il loro spazio dedicato”.

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